Sesamo da meditazione

Sesamo da meditazione

Uno degli aspetti più emozionanti del nostro tempo, degli ultimi anni, è forse quello che più di tutti sta passando in sordina: il ritorno all’Essenzialità.

Sta tornando il tempo in cui “Bastan poche briciole, lo stretto indispensabile“.

Il nostro bisogno di ritorno al Mondo di Natura lo conferma.

Perfino a tavola: la cucina sta tornando contadina, frugale ma piena di poesia.

Una minestra con protagoniste le foglie e il gambo del broccolo (sbucciato come una mela e tagliato a quadratini), quelle parti che fino a ieri buttavamo nell’umido senza neppure voltarci, possono creare un’esperienza di soddisfazione assolutamente inaspettata.

È in mezzo alla confusione più totale, a volte, che ci si può ritrovare, che può succedere che ci si ascolti meglio: forse per il principio degli opposti, forse perché è in mezzo a tanto Yang che il puntino Yin spicca forte, ben visibile e ribelle.

Sedersi nella luce del pomeriggio, ad esempio, su un cuscino largo, a gambe incrociate, con la nostra coperta preferita. Accucciati comodi, con un sottofondo jazz a volume non molesto.

E magari prendere un mortaio e 16 cucchiaini di semi di Sesamo, dopo averli prima leggermente tostati. Quello che in Sicilia si chiama ancora con il suo nome arabo, Gulgulam, da cui “giuggiulena“.

Già che ci siamo, prendiamo anche 1 cucchiaino di Sale grosso integrale, tostato prima anche questo, sul fondo di un pentolino d’acciaio, finché non rilascia un leggero odore di cloro e diventa ambrato.

E poi iniziare a pestare il tutto.

Movimenti lenti, circolari.

Come se avessimo trascorso la vita intera solo nell’attesa di questo momento.

Iniziare a percepire il profumo di Antico, di Forno, di Oriente, ma al contempo di casa.

Percepire il calore atavico contenuto nel Sesamo, il suo olio, capace di comunicare con nostre sensazioni sopite da chissà quanto.

Farlo ad occhi chiusi, ad occhi aperti, stando fermi, oppure ondeggiando, evocando Baloo del Libro della Giungla, o anche niente.

Fare qualcosa per il piacere di farlo.

E dopo aver preparato il nostro Gomasio, così si chiama questo insaporitore naturale, prendersi il tempo per leggere due righe come queste, che ce lo raccontino un pochino, perché è giusto che anche la nostra curiosità venga nutrita, appagata, confortata:

Til è il seme di sesamo, dominato dall’influsso di Venere, bruno-dorato come se fosse appena uscito dalle fiamme.

Ha fiori minuscoli, diritti e appuntiti che le madri pregano perché le figlie nascano con nasi di tal forma. Il til, macinato e trasformato in pasta insieme al legno di sandalo, cura le malattie del cuore e del fegato; il til, fritto nel suo olio, riporta la bellezza nella vita quando si è perso ogni interesse per il mondo. Io sarò Tilottama, essenza di til, dispensatrice di vita, generatrice di salute e di speranza“.

In India il Sesamo è simbolo di vita eterna. Cleopatra, grande e sapiente maga, ne utilizzava l’olio sulla pelle come cosmetico e come veicolo di energie universali.

Le fiaccole alle porte dei templi sacri venivano intrise con olio di Sesamo, ed è da lì che si celebra la formula magica per accedere al Tesoro celato all’interno dei luoghi sacri. Apriti, sesamo.

Raccontare ed evocare tutto questo ci fa entrare nel mistero della Pianta, ci fa sentire coinvolti, in connessione con il Vivente.

Forse non cerchiamo niente di più. Ma decisamente niente, niente, niente di meno.

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