Conversazioni terapeutiche. Da fiaba

Conversazioni terapeutiche. Da fiaba

In ogni malattia, lo STATO DELL’ANIMA costituisce uno dei sintomi più importanti, che sempre dovrà essere rilevato per poter avere il quadro fedele del male.

Questo è talmente importante nella scelta del medicamento che spesso lo stato d’animo del paziente è decisivo, perché costituisce un sintomo preciso e caratteristico, che meno di qualsiasi altro può sfuggire all’osservazione del medico attento“.

Ogni volta che entra un paziente, prima di stabilire quale sarà la Pianta che più di tutte potrà aiutarlo, sempre ASCOLTEREMO LA SUA FIABA, LA SUA NARRAZIONE.

E il suo “C’era una volta” arriva ben prima che il paziente parli.

Osserveremo il suo modo di salutare: lo fa con cautela? con entusiasmo? con formalità?

Come si appoggia sulla sedia? Alcuni pazienti, ad esempio, sposteranno sempre la sedia in avanti, per quanto voi gliela possiate posizionare vicina alla scrivania.

Com’è vestito? sciattamente, disordinatamente? tutto di nero? se una donna indossa capi maschili, spesso il suo alleato potrebbe essere la Noce vomica!

Poi ci sarà la conversazione. Oh, la conversazione terapeutica. Che mondo meraviglioso.

Ermes ed Ecate, le divinità invocate un tempo per assisterci durante la raccolta delle erbe medicinali, arrivano quasi immediatamente a presenziare l’incontro, non vogliono perdersi neppure una sillaba.

Me li vedo, con i popcorn e i blocchetti per gli appunti.

Come funghi magici, inizieranno poi a comparire le frasi chiave. E sempre le nostre domande dovranno essere ispirate e ispiranti.

La più importante di tutte, quella che ogni medico, ogni erborista, ogni terapeuta, ogni Amico, dovrebbe rivolgere al suo paziente è la domanda sacra:

Cosa ti preoccupa?“.

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E poi stare lì. Aspettare. Ed Essere lì, con tutta l’anima.

Di questo abbiamo bisogno: che la Medicina sia sempre più spirituale. Che l’arte della cura non sia niente mai meno di questo. E’ per questo che abbiamo bisogno di conoscere gli archetipi delle piante, e più fiabe possibili, più miti possibili.

Più personaggi possibili: tratteggiarli, amarli, comprenderli.

Perché durante l’incontro terapeutico potranno succedere molte cose. Potranno spesso comparire frasi che iniziano con “Ho paura di“.

Ad esempio: “Ho paura che la mia vita non valga niente“. In questi casi, il Licopodio, il Piede di Lupo, potrebbe essere un buon aiuto per ritrovare il sentiero.

Ho paura di impazzire“: ecco che forse ci verrà in mente l’estratto omeopatico dello Stramonio.

Cari Amici ErboNarranti, ovunque ci sarà sempre una storia da ascoltare. E, se siamo terapeuti, magari oggi ascolteremo la fiaba di una vescica costantemente irritata. O di un intestino gonfio come quello della zia di Harry Potter. O ascolteremo la storia di capelli che cadono dopo un grande spavento.

O il mito di vertebre che scricchiolano come le scale di grandi e antichi castelli quasi in rovina.

Saremmo niente, senza immaginazione.

Un terapeuta dovrà sempre immaginare il suo paziente già guarito. Così potrà fornirgli, insieme al rimedio, l’idea per una nuova puntata della sua nuova Storia.

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