Arrossire di Pungitopo

Arrossire di Pungitopo

Capelli arruffati, pieni di fango e di nodi.
Mani amputate, dita mozzate, protesi d’argento.
Stracci insudiciati, abiti inadeguati, divise dimesse.


Il TEMA DELLA VERGOGNA, nel mito e nelle fiabe, non viene quasi mai proclamato a gran voce, ma fatto vivere, al lettore o a chi ascolta, attraverso un universo di simboli vorticanti, in un crescendo sempre più asfittico e insostenibile.


È a causa della Vergogna che alcuni di noi non rispondono alla Chiamata del Daimon, per rinchiudersi, a poco a poco, dentro la propria TORRE d’Isolamento.


NON PER TIMIDEZZA. E NEPPURE PER AUTOSVALUTAZIONE, ma per qualcosa di molto più profondo che risponde proprio alla Ferita della Vergogna.


Questo disagio può agire in due modi diametralmente diversi.


Costringendoci in questa sorta di autoesilio e impedendoci di fare tutti i “grandi passi” della nostra vita, oppure, CONTROFOBICAMENTE, spingendoci a confrontarci di continuo con situazioni che non ci favoriscono per niente, fuori dalla nostra portata.


Contesti del tutto incoerenti con il nostro Daimon che ci portano a fallire sistematicamente in modo clamoroso, aggiungendo così altra vergogna alla vergogna.


Impastoiati dentro l’archetipo del Brutto Anatroccolo, di Bridget Jones e di tutti coloro che, costantemente immersi in questo mal stare, vivono schiavi di un PROGRAMMA INCONSCIO che li porta a trovarsi quasi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.


Dove ricevere giudizi sbagliati dalle persone sbagliate.


Alcuni di noi attraversano questa gogna da bambini, altri durante l’adolescenza.


Altri ancora attraverso l’automortificazione delle proprie scelte adulte.
Altri, infine, rispetto alla propria condizione, fisica o relazionale, della vecchiaia.


È IL FLUSSO SANGUIGNO, in genere, ad essere sospinto da questi maremoti psichici.


È il sangue che ci porta ad arrossire e impallidire tante di quelle volte da scatenare, nel tempo, seri problemi di rosacea.


È l’assenza di sangue che, ritiratosi dalla periferia del nostro corpo, barricatosi nella torre del cuore, può provocare geloni alle dita di mani e piedi e scatenare il Morbo di Raynaud.


Quando il sangue non scorre libero, può esserci un enorme blocco del ciclo mestruale, gravi ristagni ed edemi linfatici. Celluliti eterne anche in donne magrissime.


Vergogna su vergogna.


È il PUNGITOPO la pianta che, in casi come questi, può rappresentare una SVOLTA.


Il Pungitopo lavora sul “povero me” anche quando non abbiamo contatto alcuno con la nostra autocommiserazione. Non la avvertiamo, perché non stiamo neppure così male, all’interno del nostro habitat impeccabilmente studiato ad arte.


Ma non stiamo neppure bene.


Il Pungitopo ci pungola, ci strattona, ci consola e ci incita.
Il Pungitopo SA MUOVERCI IL SANGUE.


Ci aiuta a divenire più lucidi, come le sue foglie e le sue bacche.
Non ci porta a voler svettare a tutti i costi, a progettare chissà che cosa, a sognare l’impossibile.


Il suo carattere saturnino è molto più concreto.
Questo elisir inizia ad esprimere il suo effetto facendoci rendere conto, innanzitutto, che un cambiamento è necessario.


Il Pungitopo ci aiuta a capire che il senso perenne di Vergogna non è timidezza, ma qualcosa di molto più invalidante.
Che arriva quando, sulla nostra vita, IL SENSO DI AUTORITÀ è posto costantemente FUORI DA NOI.


Ci fa capire che, da troppo tempo, stiamo osservando il mondo da una prospettiva esterna: come potrebbero vederla gli altri, cosa potrebbero dire gli altri, chissà come mi giudicherebbero.


Gli Altri, gli altri, gli altri.
Un senso di separazione potentissimo. Gli Altri.
E poi, laggiù, in fondo in fondo, noi.


Dovresti solo vergognarti“. “Ma non ti vergogni?“.
Un Sortilegio Nero, ancora più potente quando non ci è mai stato espresso così chiaramente, ma solo lasciato intendere.


Uccidere psichicamente chi ci ha ordinato di vergognarci prima di sciogliere il nodo rappresenta una delle tappe più feroci del Viaggio dell’Eroe.


Ma per fortuna e per grazia degli Dei, abbiamo il Pungitopo!
Esiste, uno Spirito lo incarna!


È lì per proteggere le nostre scorte interiori, i nostri granai di speranze, i nostri sogni di libertà.
Di rivincita.


A volte, SIMBOLICAMENTE, quando la vergogna si è radicata troppo in profondità, dobbiamo prepararci a morire anche noi, insieme a lei e insieme a chi ci ha instillato questo complesso.


Fosse anche tutto il mondo.


È quello che farà CATTARINETTA, la ragazza che verrà divorata da sua zia, la Strega Malvagia, PER POTER PAGARE PEGNO per aver fatto qualcosa di estremamente sporco e irrimediabile.


Questa stranissima Non-Eroina delle Fiabe ci insegna il potere degli Atti Simbolici DE-PROGRAMMANTI, gli unici così forti da sturare e disostruire finalmente i nostri circuiti emozionali.


In modo forte, grezzo. Inelegante, forse.


Ma vero.


Proprio come il Pungitopo. O Ruscus, da “rusticus“, pianta delle campagne.
Di tutti quei boschi umili, mica delle Fate o attraversati da cavalieri sfavillanti.


Boschi Qualunque.


Ma, proprio in quanto tali, Straordinari.


Buona Luna Piena di Fine Novembre,
cari Amici ErboNarranti

Che ci porti a mostrarci senza più timori
perché consapevoli
da prima, da adesso e da poi,
di essere tutti
gira che ti rigira
dentro la stessa Fiaba,
dentro la stessa Pianta
🌿

Nota: qui la fiaba di Cattarinetta https://sites.pitt.edu/~dash/type0333a.html

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