Walpurgisnacht: il Brusio Vitale della Foresta nella Notte di Valpurga

Walpurgisnacht: il Brusio Vitale della Foresta nella Notte di Valpurga

Sta per arrivare la Notte di Valpurga.

Notte di rane, di rospi, di gatti indiavolati. Notte di funghi miracolosi che compariranno sulle cortecce delle Betulle. Notte di euforia, di risvegli, di scosse interiori. E ancora: notte di eroificazioni.

Durante questo passaggio, da sempre, vengono chiamate a raccolta le Sapienti, le Veggenti e le Maghe. Perché per invocare, celebrare e tornare alla Fertilità ci vuole una forza d’animo che può solo attingere dal Sottosuolo del lungo Inverno.

Le Streghe lo sanno: è nel Regno di Sotto, nell’incubazione del proprio ricchissimo mondo infero, nelle contraddizioni della nostra sconfinata interiorità, che si concentra la forza della risalita.

Ce lo insegnano le gravide, le crisalidi, i Clematis, i Tigli spogli, l’Osmanto che monta il turno solo a settembre. Ce lo insegnano i matrimoni spenti, i figli chiusi in camera, i lavori stantii, le patologie croniche, gli incidenti e le fratture. Ce lo insegna Samuel Beckett con il suo Godot.

Inchinarsi alle leggi del Ritmo vuol dire riconoscere che, a volte, non c’è altro da fare che aspettare.

Biancaneve, Rosaspina, la Fanciulla senza Mani, Odisseo mille volte arenato, Mignolina, Inanna, il Re di Rohan, i pendolari arrabbiati, tutti questi personaggi ci raccontano di sortilegi, di stregonerie, di qualcosa di superiore alla nostra volontà. Non possiamo farci niente: siamo entrati nel Sacro tempo dell’attesa.

Il “finché non si fracica” di Zerocalcare.

Imbucati nel traffico da bollino nero, nella lunghissima galleria – senza uscite d’emergenza – delle due linee parallele della pausa.

La lama dell’Appeso che tutto elegante dondola da un albero, sospeso tra Cielo e Terra a testa in giù, la carta della Ruota della Fortuna, quella dell’Imperatore, i lock down maledetti, i semafori rossi, gli scioperi, i motori in panne, i blackout: il Mondo ha tutto un suo alfabeto per dirci di Fermarci.

Di respirare.

Di osservare ogni dettaglio, di fiutare l’aria. Il Cosmo ci dice: Guardati. Non solo il Ti vedo di Avatar, ma anche il “Mi vedo”, mi percepisco.

Me siento.

Il tempo con noi stessi: che dimensione fondamentale.

È solo dopo esserci fermati, è solo dopo certi inverni sconfinati, che la Notte di Valpurga può arrivare, sfrenata e ridestante. Quel tempo in cui perfino i morti ballano sul mondo, mica solo Ligabue.

Ad un certo punto, i cavalli inizieranno ad agitarsi, a nitrire, i cani a latrare e le fronde dei Pioppi ad applaudire. Le Magare di ogni dove cominceranno a ridere e a spogliarsi. Qualcuno, di sicuro, l’indomani racconterà di averle viste in volo.

Donne selvagge, senza padroni, senza blocchi.

Signore del Tempo, delle Erbe e delle Lune.

Si dimeneranno eccome, assieme ai pollini ascensionali, assieme alla linfa verde della terra, assieme a certe immagini del nostro inconscio che faremo danzare in cerchio, come sublimi, onirici mandala.

La Notte di Valpurga è una delle tante notti trasformative dell’anno. Assieme a quella di San Giovanni, di Kupala, degli equinozi, di Santa Lucia, di Ferragosto, di Befane, di Sirio, di quel che vorremo.

Sono notti messe lì apposta per ridestarci, per ricordarci che la Vita è davvero ammantata di Mistero, che siamo dentro a cicli dentro i cicli, a un Senso infinito che ci disorienta, che ci sconvolge ma che poi sa bene come confortarci.

Oggi gli Dei del Cambiamento sospirano, cari Amici Erbonarranti, il Re Pescatore è di nuovo guarito e noi quaggiù, a piedi scalzi, ancora una volta, di questa Primavera ne faremo Poesia.

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