Il Cambio-Stagione dell’Anima

Il Cambio-Stagione dell’Anima

Ad un certo punto, Pelle d’Asino e Dognipelo si spoglieranno e riveleranno la loro bellissima e delicata natura.

Cappuccetto Rosso uscirà – incolume, maturata e rinvigorita – dalla pancia del Lupo che, in alcune versioni della fiaba, è una figura mannara, ibrida, tutt’uno con la Nonna: una Nonna-lupa, malaticcia e sdraiata a letto, con tutta la sua vecchia pelle grinzosa, da cui la ragazza -SE VUOLE VIVERE- è chiamata a riemergere, come dalla muta di un serpente.

Questo stesso Serpente, in moltissime narrazioni, è spesso sottoterra, assimilato a un Drago, cupo come la Notte, inghiottente il Sole e generante eclissi, un mostro incubante da cui la Principessa di turno -spesso vittima di una matrigna o della malasorte, o di entrambe – deve essere liberata per poter risplendere, bella come il Sole.

Persefone e Inanna riemergono dal sottosuolo, e Cenerentola dal suo letto di ceneri.

In una versione molto antica di quest’ultima fiaba, Cenerentola si ritrova tra i suoi compiti, nella lista delle cose da fare, il recarsi a pascolare una mucca, che si rivelerà lo spirito della madre buona che l’aiuta.

In una ennesima variante, invece, l’aiutante non è la mucca, ma un TORO BLU, appartenente al padre.

Questo toro, ad un certo punto, combatterà contro un drago-serpente dalle molte teste: morto il drago, Cenerentola prenderà tre lembi della sua pelle, li sotterrerà in tre punti del terreno, piantando sopra dei FIORI appartenenti al Giardino del Drago; infine, porrà sopra una pietra.

Da quei lembi di vecchia pelle di drago-serpente, compariranno gli ABITI PER I TRE FAMOSI BALLI, quelli in cui l’eroina conquisterà il Principe che, a sua volta, è una rappresentazione del Toro rinnovato.

In questo carosello infinito ed eterno, ecco che le Fiabe antiche si mescolano con le religioni, i Racconti danzano in cerchio con gli oscuri culti del Mitraismo, e di più ancora: si intrecciano con i semi-perduti rituali sciamanici che, proprio in questi anni, si stanno riaffacciando alla nostra memoria collettiva.

Le Fiabe svelano i cicli delle stagioni, delle ere, raccontano perfino il rinnovamento cellulare del nostro organismo.

Altro che evasione dalla realtà: non esiste nulla di più concreto.

Maggio è il mese in cui l’Universo vive una grande staffetta, il tempo in cui una generazione finisce e inizia quella nuova.

È tempo di nascite e rinascite e, tradizionalmente, è tempo di matrimoni, in cui possedere -guarda caso – un oggetto nuovo e un oggetto vecchio.

I genitori, i nonni, i morti, fanno dei regali ai novelli sposi per augurare loro abbondanza e fertilità.

Maggio è il mese in cui la nostra Pelle cerca, anela, pretende nuova LUCE.

Da questa nuova luminosità, le ossa si rinsaldano e, in tutto questo, sono i RENI quelli che si attivano per primi.

Il Lavoro dei RENI CONSISTE NEL CAMBIO STAGIONE DEL CORPO E DELL’ANIMA.

Quest’organo doppio, dotato di una sensibilità profonda, intima, nascosta, continuamente decide e valuta di fino – e IN MODO DEFINITIVO – cosa trattenere e cosa buttare.

Se c’è una parte del nostro corpo in grado di tagliare i famosi rami secchi, di scartare quelle parti del nostro passato che non ci appartengono più, di chiudere con relazioni tossiche e ammorbanti, di entrare in nuove fasi, ormonali o esistenziali, della nostra esistenza, si tratta proprio dei Reni.

Collegati alla FORZA, all’agire, al metabolismo, alla decisionalità, ai capelli, alle orecchie, a quel SENTIRE INTERIORE di cui solo noi stessi possiamo e dobbiamo essere l’unica autorità indiscussa, ecco, i Reni ne hanno da fare e, a volte, giocoforza, si ritrovano in tilt, in sovraccarico.

Per via della paura di sbagliare, di lasciare andare, di agire, di non sentirsi in grado.

Ma non siamo mai da soli.

Nel Mondo di Natura esiste un ESERCITO DI PIANTE alleate dei Reni.

Equiseto e felci, Borraginacee, le potenti Ombrellifere come il Prezzemolo, il Sedano, l’Eringio.

La Ginestrella, l’Ononide, la Solidago o verga d’Oro. E ancora la sublime Borsa del Pastore (nella foto), le Rubiacee come il Caffè o l’Erba attaccamani o Galium, l’Asperula.

Oppure il Giglio, così presente nelle cerimonie di Maggio. L’Alchechengi.

Basta già la loro presenza a innescarci il desiderio di un cambio pelle, del rifiorire, del rinnovarci, ricordando e onorando al contempo che la nostra forza è sempre connessa a qualcosa che è stato prima, che di certo onoreremo sempre, ma che ora non esiste più, perché si è trasformato.

Che sia il nostro albero genealogico, le nostre esperienze vissute, i ripetuti errori, quei cordoni ombelicali collosi e appiccicaticci, le maschere sociali, le appartenenze, le vecchie case, i destini parziali con cui ci eravamo identificati, ecco, quando i Reni decidono che non ci stiamo più dentro, bum, la svolta.

E come le eroine risplendenti delle fiabe, gli spiriti delle piante dei Reni ci sussurrano: “Ora non ce n’è più per nessuno“.

Buona pre-Eclissi e buon Pre-Plenilunio,

cari Amici ErboNarranti,

a noi e

a tutti i Draghi

che sorvolano i cieli notturni

del mese di Maggio

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