Sedna

Sedna

Sono moltissime le fiabe e i miti in cui i genitori, prigionieri delle loro stesse paure e fragilità, o incatenati da impliciti accordi con il mondo adulto, danneggiano i figli.

Pollicino, Hansel e Gretel, Tremotino, la Fanciulla senza Mani.

Senza volerlo, spesso accade che il genitore consegni, in un certo senso, il figlio alla sofferenza.

Perfino Zeus collabora con Ade per il rapimento di Persefone.

Ma sarà proprio quella, così ci insegnano i Racconti, la FERITA SACRA da cui alchemicamente ricavare l’Oro.

Proprio come Zeus, un bel giorno il Padre di SEDNA, prigioniero e schiavo dal giudizio sociale, del Mostro Infero che di nome fa “Quel che potrebbe dire la gente”, consegna la figlia, di carattere ribelle, indipendente e libero, al primo marito-imbroglione a disposizione:

“Basta, il prossimo uomo che viene qui ti sposerai!”.

Nella vita reale, quasi mai le imposizioni genitoriali avvengono in forma così diretta. Sono moltissimi i pazienti che raccontano di aver compiuto le scelte più importanti della loro vita in modo automatico, non consapevole, perché in casa si respirava di continuo la non-possibilità di desiderare altrimenti.

Semplicemente, non c’era assolutamente nient’altro sul menù.

Così, quel marito che dice di possedere un castello bellissimo e di condurre una vita eccitante, ricca di lussi e cibi esotici, si rivela presto un mostro spietato e crudele. Di giorno è un uccello rapace che caccia sui mari, di notte torna a trasformarsi in un uomo grufolante, misero, abbruttito di avidità e noia, con gli occhi rossi e la pancia sfatta, con un telecomando unto che ci ondeggia sopra.

Una mattina, il padre va a trovare Sedna mentre il marito-volatile è fuori casa. Varcata la soglia, subito si accorge della vita deprimente della figlia, e si ammutolisce davanti alla ragazza un tempo piena di vita, che ora gli appare spenta e appassita, in quella baracca isolata al di là di centinaia di chilometri di mari ghiacciati.

Sentendosi in colpa, l’uomo viene colto dall’impeto di portare immediatamente la ragazza via da lì; allora la carica sul kayak e partono.

Ma poche ore dopo, quell’enorme uccello mostruoso, più immenso ancora delle Erinni che tormentano la coscienza del padre, non volendo di certo perdere la presa sulla ragazza, scende in picchiata sulla barca, con gli artigli a tagliola e quelle lugubri ali nere che, agitandosi, creano onde terribili e mulinelli vorticosi.

Sedna cade in acqua.

Urlando di terrore, si aggrappa al kayak, ma suo padre, impazzito dalla paura, inizia a colpire le mani con la pagoda: le falangi di Sedna, congelate dal freddo, si staccano come ghiaccioli, e cadono in mare.

Mentre galleggiano, le falangi si trasformano in FOCHE, foche magnifiche che si tuffano e si contorcono tra le onde.

Di nuovo Sedna, implorando, si aggrappa al kayak, ma arrivano altri colpi di pagoda, che le tagliano le seconde falangi.

Anche queste cadono in mare, e si trasformano in TRICHECHI.

Con i suoi moncherini insanguinati, Sedna fa un ultimo tentativo disperato, ma il padre, senza pietà, le stacca le giunture rimanenti, che prendono subito la forma di BALENE, che nuotano fino a raggiungere le Foche e i Trichechi nelle profondità dell’Oceano.

Per un po’, Sedna giace come morta.

Quando inizia a risvegliarsi da questa fase di CRISALIDE, non è più una donna comune: è diventata IMMORTALE.

Questo è quello che succede a tutti noi quando terminiamo le nostre esperienze di trasformazione profonda.

Messasi a sedere, Sedna è stupita nel vedere che le sue MANI ora esprimono magici animali marini, che nutrono e guariscono la gente della terra. Le Mani, sì, che così bene simboleggiano il POTERE ESPRESSIVO.

MA SICCOME NON HA LE DITA, NON PUÒ DISTRICARSI I CAPELLI e così, a volte, l’eco della vecchia sofferenza diventa distruttiva.

Perché è una legge di natura: più potere creativo si ha, più dolore si può infliggere.

L’unico che potrà lenire questo aspetto di Sedna è lo SCIAMANO GUARITORE, l’Angakkuq, colui che sta nel mezzo.

Dopo averla raggiunta nelle profondità dell’Oceano, LO SCIAMANO DOVRÀ PRIMA DI TUTTO PETTINARLE I CAPELLI, finché non saranno di nuovo puliti e lisci.

Proprio come in quella magica scena del film La mia Africa, man mano che i capelli vengono curati, Sedna inizia di nuovo, delicatamente, a liberare balene, trichechi e foche.

Lo sciamano si è recato da lei perché quando il femminile, o Madre Terra, o la mamma in casa, non è felice, nessuno può essere felice.

Ed è solo lui quello che sa muoversi avanti e indietro nelle dimensioni, come un pettine che va su e giù.

TUTTE LE PIANTE DAL POTERE CICATRIZZANTE custodiscono lo stesso potere e la stessa saggezza dello sciamano. Basta evocarle, chiamarle per nome, per percepirlo.

Achillea. Giovani getti di Rovo. Iperico, Quercia. Piantaggine. Melograno, Rosa canina. Un vero mantra di guarigione.

Queste piante penetrano nel guscio della nostra crisalide, e agiscono quando andiamo a dormire, quando siamo nell’incoscienza. Quando ci calmiamo, magari solo un pochino, e, davanti alla loro autorità, smettiamo di autodistruggerci e distruggere, lasciandole fare ciò che devono.

Loro sanno.

Il pettine dello sciamano è la luce nell’oscurità. E ogni volta che l’Angakkuq passerà il pettine, il mondo sarà più bello di prima, perché la vita inizierà a scorrere di nuovo.

Buona Gelida Giornata di Febbraio,

cari Amici ErboNarranti,

tra Messe in Piega Alchemiche

e Cicatrici Sparse

tra Corpo e Anima

di cui sempre essere Fieri

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