Sbucaneve

Sbucaneve

Scriveva Henry David Thoreau:
Ho una grande fiducia in un seme. Convincimi che hai un seme, e sono pronto ad aspettarmi meraviglie”.

E Steiner:
Un seme contiene in sé più forza e potenza di quanta ne realizzerà la pianta ed in voi si trova un potenziale di spirito latente molto più grande di quanto possiate mai sospettare. Se volete liberarlo, allontanate il dubbio, la sfiducia, la preoccupazione“.

Il germoglio che sbuca dal terreno innesca nella nostra psiche lo stesso senso liberatorio che proviamo quando Cappuccetto Rosso esce dalla pancia del Lupo.

O quando le principesse vengono fuori dalla torre.

O quando i poteri magici si sprigionano da chi non credeva in se stesso.

O quando il Genio viene liberato da Aladino dallo spazio angusto della sua lampada: il Genio genera, e costruisce nuove realtà, come il Genitore, infinito futuro di qualcosa che non è ancora ma che sarà a breve.

Nella fiaba Unocchietto, Dueocchietti e Treocchietti, la sorella diversa, quella con gli occhi pari, ad un certo punto della storia verrà rinchiusa in una BOTTE ai piedi dell’Albero dai frutti d’Oro e d’Argento. L’albero solilunare, maschile e femminile.

Dueocchietti si troverà al centro della sua storia, in quella Botte Iniziatica che è il seme, il guscio dalla scorza dura.

La ragazza riuscirà ad uscire non solo quando, all’esterno, le condizioni saranno ideali, ma soprattutto quando nella sua anima maturerà la certezza, la volontà e la consapevolezza che è LEI STESSA l’unica a conoscere la formula per venire alla luce e per staccare il ramo dell’Albero magico.

Solo così, finalmente, potrà sposare il principe, la sua parte attiva capace di condurla alla conquista di altri regni.

Come i pollini dell’Equinozio, che forse stavano solo aspettando il vento giusto di questi giorni per iniziare il loro viaggio e non andare sprecati nelle false partenze.

In attesa puntualissima di un tempo tutto loro, come l’ammiraglio di Viale dei Ciliegi in Mary Poppins, attentissimo alla puntualità, non quella che obbedisce ai calendari comuni, ma alle sacre, sudate e individuali prese di coscienza.

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