Quei Luoghi dove la Magia si concentra

Quei Luoghi dove la Magia si concentra

Abbiamo quasi del tutto perso le vecchie Torri d’Isolamento.

Sono scomparse le capanne distanti dal villaggio, tipo quelle mestruali.

Le buche iniziatiche nella terra sono state ricoperte, le grotte di ritiro sono state chiuse.

Sono rimasti gli appartamenti da single da 40 metri quadri, che però non sono la stessa cosa, perché quello stesso genius loci è destinato al vivere, non all’isolamento.

Eppure, alle porte dell’anima, il BISOGNO DI CHIUSURA, di centratura, bussa spesso.

Si tratta di un’istanza sacra della nostra psiche, non prevista dalla cultura ordinaria, guardata anzi con diffidenza, spesso in termini di disturbo dell’ordine sociale.

Se gli adolescenti di colpo confinano i loro spazi, girano le chiavi a doppia mandata, ti spingono fuori, allora di sicuro qualcosa non va, hanno certamente dei problemi.

Dimentichiamo che la Torre di Segregazione, in passato, non era però solo punitiva o esiliante. Nelle fiabe, come ci racconta Propp, la Torre è soprattutto il luogo dove lo Stregone concentra la sua magia.

Desiderare un soggiorno dentro un Faro sul Mare, in una Casa sull’Albero o nel cuore della foresta, svernare in una Tana come quella del Tasso o della Volpe, così segreta, intima, calda, spesso rivela il bisogno fisiologico del proprio spazio e del proprio tempo interiore. Tutto quello che serve, senza sveglie, allarmi o visite a sorpresa del medico fiscale.

Tempo e spazio per lo studio, per la propria elaborazione dei fatti del vivere, per la presa di coscienza della propria psiche, del proprio corpo, della propria sessualità; un luogo dove versare lacrime catartiche, quel corridoio vuoto tra i due segni paralleli della pausa per i nostri importantissimi momenti di sospensione.

La capanna mestruale proteggeva sia la donna che il villaggio, perché si sa che in quei giorni il corpo femminile è più fragile e più esposto alle infezioni e ai malanni. Non c’era nessun esilio: la vergogna del ciclo è un concetto artificiale, comparso solo in epoca recente.

Neppure il bisogno di ritiro era mal visto, anzi, spesso incoraggiato e sostenuto, accompagnato da benedizioni e da guide iniziatiche.

Moltissime erano le erbe adatte a questi passaggi, fisici e interiori, perché importante era la fase di depurazione, ma soprattutto la consapevolezza di essere circondati da un Cerchio Magico dove niente e nessuno potesse attaccare o minacciare il rituale.

Tante piante potevano comparire e variare nell’allestimento fito-energetico del luogo di ritiro, ma l’Achillea c’era sempre.

Riflettente come uno specchio, inafferrabile come la fiamma“: era così che la descrivevano gli alchimisti.

Uno scudo magico, un mantello di invisibilità, una cappa protettiva.

Bellissimo il suo suono in inglese: Yarrow. Mi evoca il ruggito dei leoni di pietra alle porte del tempio.

L’Achillea rallenta le perdite di sangue grazie alla sua azione emostatica: in caso di metrorragie vissute in solitaria, la donna poteva applicare degli impacchi di Achillea e rallentare un flusso in certi casi deabilitante.

In caso di ferite accidentali, sia del corpo che dell’anima, l’Achillea, come un Cicatrene psicofisico, come una garza grassa di Connettivina, puliva e riattaccava i lembi.

Ma era soprattutto la CONSAPEVOLEZZA DEL PASSAGGIO DI CRESCITA che andava onorata e sostenuta: l’Achillea è l’erba che guarisce la ferita di Achille ma per mano di Chirone, lo Sciamano Autodidatta, figlio di intere foreste dedicate al processo di autoguarigione.

Perdersi nei labirinti della notte buia dell’anima, tra quegli alberi oscuri che ti vogliono ghermire il cuore, così simili agli spettri divoranti come in quella serataccia di Biancaneve.

Senso di Colpa, Vergogna, Abbandono, Rabbia, Smarrimento del Sé, Indegnità, Autolesionismo: i mostri inferi sono sempre quelli, da sempre.

A causa di un fatale incidente, il SANGUE NERO dell’Idra entra da una punta di lancia nel corrente circolatorio di Chirone il Centauro: la sua coscia è ferita, infetta, in cancrena.

Lui è solo, e nessuno al mondo conosce la cura, perché cura non c’è, non esiste.

Così almeno gli dicono tutti.

Ma Chirone non è uno qualsiasi: è uno coi contro, con il potere taumaturgico nelle sue MANI, come il suo stesso nome ci racconta.

Chirone è un chiromante, un chiropratico, un veggente, un sacerdote delle erbe, un Centauro con dentro di sé la forza di una mandria di cavalli.

Solo che ogni tanto lo dimentica.

E, soprattutto, è uno che sa quando inginocchiarsi davanti ai disegni della vita stessa, ritirandosi dalle mille guerre e dai rumori del mondo, sa quando occuparsi della sua autoguarigione e della sua stessa cicatrizzazione.

Il suo Sistema Immunitario si riorganizzerà in fretta, inglobando gli antigeni del sangue del mostro, quel mostro che d’ora in avanti farà per sempre parte di lui: è così che Chirone integra la sua Parte Ombra, diventando il primo Immunizzato-Iniziatore della Storia del Mondo.

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