Perdersi per Ritrovarsi. Nella Foresta Buia

Perdersi per Ritrovarsi. Nella Foresta Buia

Esistono ALBERI SOSTEGNO, come la Quercia.

Alberi Nutrimento, come il Castagno e il Nocciolo, e Alberi che scuotono, come il Platano.

Alberi accompagnatori, come l’Acero, che segue le sorti dei Carpini, dei Cerri, dei Faggi, senza mai abbandonare.

Alberi di protezione, come il Sambuco.

Alberi che ti mettono in contatto con l’inconscio e che ti fanno attraversare certe membrane sottili, come l’Olmo e l’Ontano.

Alberi insegnanti, come la Betulla. O che confortano e ci insegnano a lasciare andare, come il Salice.

Quando ci si smarrisce, nel BOSCO DELLE FIABE, può essere di grande consolazione ricordarci che, alla luce di considerazioni come queste, non siamo mai soli.

Ma la Foresta delle Fiabe fa sempre paura, perché il Bosco rappresenta l’avventurarsi al di fuori della zona conosciuta, l’ingresso nell’ignoto. È il punto più distante dal centro del villaggio, dalle piccole certezze quotidiane.

(Foto tratta dal fumetto: Il sentiero smarrito, https://www.lospaziobianco.it/sentiero-smarrito-amelie-flechais/)

Lì si aggirano lupi, briganti, streghe, orchi, nazgul, ma anche unicorni, strani omini che ti regalano oche appiccicaticce, maghi buoni come Radagast il Bruno (nella foto) o il Saggio Merlino; è lì che esiste la possibilità del sacro incontro con il nostro Animale Guida mentre, avvolti dall’incantesimo, ci ritroveremo ad esclamare: “Expecto Patronus!”.

Sta di fatto, però, che quando tutte le mollichine sono state mangiate e tutti i sassolini bianchi sono andati perduti, nella Foresta delle Fiabe vale una sola regola: non si può tornare a ritroso.

“Se sono venuta da questa parte, dovrò anche tornare da questa parte…”, mormora Alice tra sé e sé, mentre cerca di ricostruire l’inestricabile topografia del Paese delle Meraviglie.

E invece non può. Perché la FORESTA è VIVA. Come, del resto, il nostro DESTINO: un filo danzante tra le vecchie, sagge dita delle Parche.

Proprio perché in continuo movimento, come la casa della Baba Yaga, come le scale di Harry Potter, la Foresta delle Fiabe si diverte a cambiare.

Non per dispetto, ma per costringerci a CAMBIARE PROSPETTIVA di continuo.

Perché è quando non sappiamo più chi siamo che il miracolo inizia ad accadere.

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