Fito-Rimedi e Ombre Danzanti

Fito-Rimedi e Ombre Danzanti

“Ferma ! Ferma dove sei ! Non muovere un muscolo ! Resta ferma dove sei… Riconoscerei questa sagoma ovunque: Maaary Poppiiins !!”.

Quando Bert e la tata più famosa del mondo si rincontrano, lui non la riconosce né dal tono di voce, né dai capelli e neppure dall’odore, ma dal PROFILO DELLA SUA OMBRA.

In questa scena dall’immensa potenza narrativa, è forse nascosta l’ESSENZA DELLE RELAZIONI PROFONDE, autentiche. Quel rapporto speciale di chi si conosce proprio bene. Angoli ciechi, segreti intimi e brutture comprese.

Il tema dell’Ombra era indubbiamente caro all’autrice P.L. Travers, tanto da esplorarlo a fondo nel suo quarto libro: “Mary Poppins nel parco” (1952).

In questo episodio, Michael e Jane stanno per andare a letto dopo la consueta passeggiata pomeridiana, quand’è che, appoggiate sul cuscino, trovano due FOGLIE D’ACERO che il VENTO ha trasportato fin lì.

Ma, fatto strano, non sono foglie qualunque. Queste hanno delle scritte sopra:

Vieni.

Stasera.

I bambini si rizzano con la schiena contro il cuscino perché ormai lo sanno: come in Chocolat, ogni volta che il vento gira, qualcosa di magico nelle loro vite arriva -come una tata con l’ombrello- oppure se ne va.

Oppure, qualcos’altro ancora, semplicemente, accade.

Proprio come in questo caso: a bocca spalancata, Michael e Jane osservano le loro Ombre farsi lunghe, lunghissime, prendere vita e uscire dalla finestra.

Facendosi trasportare da quello strano fenomeno, dall’invito sulle foglie e da una strana musica proveniente dal parco, i bambini indossano di corsa le loro pantofoline e s’incamminano lungo il Viale dei Ciliegi.

Da un punto di vista fitoterapico, quando si assumono RIMEDI DI TIPO ENERGETICO come fiori australiani, fiori di Bach, granuli omeopatici, elixir spagyrici, ma anche quando si applica sulle tempie un unguento di Alloro, quando si annusa lo Spirito di Melissa o ci si bagna l’unghia dell’alluce con l’olio essenziale di Timo Rosso, il MOMENTO DELLA MESSA A LETTO rappresenta un ottimo portale, un vero e proprio istmo, attraverso cui il MESSAGGIO DELLA PIANTA può farsi strada, senza l’ingombro del nostro lato razionale, finalmente esausto dopo aver spadroneggiato per tutta la giornata.

Di notte, le foglie sul cuscino parlano perché, nel regno dell’inconscio e dell’onirico, la POTENZA DEL RIMEDIO può finalmente andare al galoppo, a favore di corrente.

Quando le ombre si allungano, i processi di guarigione si intensificano.

Non a caso, la magia erboristica e stregonesca di Ecate è una faccenda notturna.

Fisiologicamente, nel nostro organismo di notte succedono cose incredibili: il fegato si svuota, il nostro sistema parasimpatico si attiva, la melatonina comunica con il sistema immunitario, le cellule si detossinano, le ossa si allungano, le influenze passano, la maggior parte dei travagli si attiva e così via.

Ed è proprio in una potente notte di luna che Michael e Jane arrivano al parco, ufficialmente invitati ad una vera e propria Festa delle Ombre!

Ombre di conoscenti, di amici, ombre di personaggi delle fiabe e di altri buffi esseri, tutte che danzano, fluttuano, si fondono e si confondono, disegnando arabeschi sui lampioni, sulle panchine, dappertutto.

“Non può essere tanto pericoloso”, dice Michael, cauto e sospettoso come sempre. “Le ombre non hanno mai fatto del male a nessuno… almeno per quanto ne so io”.

Proprio in quel momento, si avvicina loro la Donna Uccello, pronta a rassicurarli:

“È per questo che sono fatte: per affrontare le cose. Voi – credete alle mie parole, amori miei – quando saprete quello che sa la vostra Ombra, allora saprete molto”. 

Ecco qua: Platone, Jung, Gurdjeff e chissà quante antiche filosofie, bell’e concentrate in un racconto solo apparentemente per bambini.

Curioso come tutto parta dall’Acero.

Il suo famoso succo è una vera e propria scintilla per il nostro metabolismo: riesce a metterci in moto, azionando perfino le nostre ultime caldaie e facendoci ripartire, soprattutto quando ci sembra di aver perso l’entusiasmo che avevamo da bambini. Con quelle foglie a punta, con quella tinta rosso-Marte, sanguigna e combattiva, l’Acero ci pungola verso l’uscita dal torpore.

Nel frattempo, Mary Poppins e una sua anziana amica megera, la signora Corry, sono le uniche, in quella baraonda, a tenersi la propria Ombra stretta ai piedi:

State attenti a non calpestare ombre in giro, mi raccomando: sono molto sensibili”.

“Sì, sentono il doppio di te. Vi avverto, figlioli, prendetevi cura delle vostre ombre o le vostre ombre non si prenderanno cura di voi”.

Quanta saggezza, in questa dimensione di proiezioni astrali!

Nel mondo di natura non può essere che lei, l’Atropa Belladonna, la Regina indiscussa del Ballo delle Ombre.

In un certo senso, è come se ora ci trovassimo alla corte di Woland ne Il Maestro e Margherita, o in uno di quei suggestivi luoghi psichici dove questa potente solanacea, questa affascinante piantina dalla insidiosa ciliegia nera, crescerebbe rigogliosa.

La famosa atropina ha il potere di dilatarci la pupilla, trasformandoci per qualche ora in gatti notturni dalla vista acuta.

I nostri occhi ora non temono l’oscurità, anzi, la cercano, proprio come la Belladonna cerca l’humus più scuro, preferendo i margini del bosco e i luoghi di penombra.

Detesta il pieno sole, come del resto – a quanto pare – questa nostra disgraziatissima Primavera.

In omeopatia, la Belladonna, il Giusquiamo e lo Stramonio rappresentano la cosiddetta tripletta del delirio.

Altro che regno di Ecate, siamo nell’en plein dei mondi oscuri.

Tre solanacee, tre rimedi da maneggiare solo diluiti ad arte, utilissimi per tutti quei periodi in cui tutte le nostre Ombre non sono così allegre e festaiole come nel libro della Travers ma, anzi, ci terrorizzano, provocandoci insonnia, agitazione, stati febbrili nervosi, pavor notturno.

Da tenere nel cassetto del comodino come rimedi d’emergenza, per tutte quelle volte in cui non sono le Ombre, ma il mondo babbano a risultarci inquietante.

Quando i danni materiali non si contano, quando ci sembra di essere tormentati e perseguitati da qualcosa di più grande di noi.

Nei casi di cosiddetta ansia improduttiva, oppure per quei momenti in cui la rabbia contro la vita stessa prende il sopravvento.

Per quando urliamo nel buio, o tremiamo nell’angolo.

Per quelle serate in cui l’universo ci mette alla prova, quelle in cui la Baba Yaga, Frau Holle e la Signora Trude ci hanno invitati a cena, ma non sappiamo se sopravviveremo al pasto.

Ma poi succede che qualcosa ci bisbiglia nell’orecchio.

Respiriamo.

Ascoltiamo.

Una vocina interna ci ricorda che, nel mondo delle ombre, funziona così: a volte, quel mostro spaventoso non è altro che una sedia con tutti i vestiti accatastati sopra.

E può anche succedere che, fortunatamente, l’ombra che ci ha appena afferrato per le caviglie non voglia divorarci.

Magari ci inseguiva da anni come Il Colombre di Buzzati, per ricordarci che esiste la poesia, come accade al protagonista della fiaba di Andersen intitolata proprio The Shadow.

Così, cari Amici ErboNarranti, ad un certo punto non ci resta che metterci ad esplorare questa dimensione poco illuminata, pare non si riesca proprio a farne a meno.

Ma, a tentoni, non siamo condannati per forza ad andare a sbattere qua e là, perché possiamo portare qualcosa con noi, quello è concesso.

Non solo mollichine di pane, non sassi di luna, quanto piuttosto equipaggiarci insieme, con le Storie e i Rimedi giusti, controllando bene, con la coda dell’occhio, quante Foglie sul cuscino il nostro Giro di Vento, anche questa sera, abbia avuto cura di recapitare proprio lì, apposta per noi.

Piattaforma di gestione del consenso di Real Cookie Banner