Le Nove Lune e il Cipresso dei Maghi

Le Nove Lune e il Cipresso dei Maghi

Nel nostro albero genealogico, o lungo il corso della nostra vita, può esserci stata una lunga storia di gravidanze interrotte, di perdite precoci, di peripezie uterine impegnative e, a volte, davvero estenuanti.

Tra le righe, non sono poche le Fiabe, i Miti e le Storie che sussurrano sull’argomento. Riusciamo ad intuirlo mettendoci, anche solo per un attimo, dal punto di vista della matrigna cattiva.

Come nei panni di Madre Gothel di Raperonzolo che deve rubare la bimba di un’altra, oppure in quelli della strega di Biancaneve, rimasta senza figli e con l’orrore del tempo che passa.

Tante fiabe ci raccontano anche delle difficoltà legate al concepimento, come nel caso della coppia sovrana de La Bella Addormentata nel Bosco, o come ne L’asinello, una storia meno nota dei Grimm che fa parlare la Regina in questo modo:

Sono come un campo dove non cresce nulla.

Che la situazione si sblocchi o meno, il nostro Utero, casa-scrigno-nido-cripta, è e rimane un Grande organo del Tempo e della Memoria.

Anche quando viene asportato, lascia spazio al “fantasma dell’organo“, che psichicamente agisce e comunica tanto quanto prima.

A volte anche di più.

L’utero segna le lune, ne conosce i misteri. Cambia liquidi, maree, stagioni di secca e di inondazione. Si allarga e si restringe, tantissimo.

Una miniera di simboli, ogni suo disturbo parla e comunica a gran voce. Nei casi di endometriosi, ad esempio, capita spesso che quella sia una donna psicologicamente afflitta dalla nostalgia di sentire che la propria casa, la Sua Vera Casa, si trova da un’altra parte.

Per coerenza biologica, il suo endometrio migrerà letteralmente da un’altra parte, si metterà in viaggio.

E visto che la donna, come qualsiasi altra mammifera, per concepire la prole ha bisogno, prima di tutto, di sentirsi a casa, regina indiscussa del suo territorio, spesso all’endometriosi è abbinata la sterilità.

Con grande dolore del femminile che, come la regina dell’Asinello, non a caso vivrà il mestruo come dolorosissimo, con crampi lancinanti.

È dal Juniperus Sabina (foto), da questa stupenda e tossica cupressacea, che si estrae uno tra i rimedi omeopatici più efficaci, più indicati per i quadri clinici simili a questo.

L’ERBA SABINA SACRALIZZA, ONORA E LIBERA.

Dissolve, rende leggere le crisi, i drammi, mai banalizzando, anzi: supportando e drenando il dolore della perdita, goccia a goccia.

Era detta il CIPRESSO DEI MAGHI, perché tenuta stretta, al cuore, in tasca, sotto il letto, veniva utilizzata come AMULETO contro i sortilegi.

Tutta la pianta è velenosa, ma il suo omeopatico cura, inseguendo la dolcezza del distacco, perché la Sabina, qualsiasi cosa le succeda, risponde alla vita producendo sempre, inarrestabilmente, nuovi germogli.

Quando la suggerisco, non di rado invito la paziente ad utilizzare anche l’Olio Essenziale di SANDALO, giusto una goccia al centro della fronte ogni volta che assume il rimedio: secondo e sesto chakra comunicano tra loro, come braccia corrispondenti del medesimo candelabro.

Il Sandalo consola, riscalda, apre, sostiene. Conforta, e ti lascia sospirare nella bellezza.

Se generalmente i Grandi Alberi ci sostengono e aiutano per situazioni croniche e le Erbe in quelle acute, LA MAGIA DEGLI ARBUSTI, proprio come il Ginepro Sabina e il Sandalo, è potenza maestra nei disturbi ciclici e ricorrenti. In quei regni a metà strada.

Oggi dolcemente,

care Amiche ErboNarranti,

oggi dolcemente❤

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