Il Tasso e i Chiodi Stregati
“E fu proprio lì, sul pianerottolo, davanti a quelle porte anonime, in quella specie di no man’s land, che si diedero il bacio della giornata, forse il loro primo bacio d’amore; e, consapevoli entrambi delle tante cose che doveva racchiudere, lo fecero durare a lungo, dolcemente, teneramente, come se non dovesse finire mai, e ci volle lo sbattere di una porta per separare le loro labbra.
Allora lei disse semplicemente: «Va’».
E lui scese, con la sensazione di essere un altro uomo”.
(Tre camere a Manhattan, G. Simenon)
Nelle fiabe, nei miti, nelle storie, il BACIO, il VERO bacio, come quello descritto da Simenon, è il passaggio alchemico di trasformazione.
Nel film QUALCOSA è CAMBIATO, la trasformazione dei personaggi è lunga, delicata, ma potente, perché si parte da condizioni interiori che sembrano immodificabili. Piene di rigidità, di schemi fissi, di ripetizioni coatte.
Situazioni che però, ad un certo punto, devono concludersi e passare ad un’altra vibrazione, secondo le leggi di Natura.
Perché nulla è mai definitivo, immodificabile, neppure ciò che sembrava così negativo da annientarci.
LE DONNE DELLE ERBE LO SAPEVANO.
Sapevano ad esempio come trattare i rimedi più pericolosi, i veleni, le tossine, la malattie altrui, le epidemie, le circostanze più oscure. Non temevano né subivano le “energie negative”: cercavano e trovavano piuttosto sempre il modo di trasmutarle.
Oggi se sentiamo che qualcosa non va, una casa, un posto di lavoro, una relazione, un frigorifero, un paio di scarpe, lo gettiamo via, o facciamo il reso.
Ciò vuol dire che di quella cosa storta, magari nata male, lasceremo che qualcun altro se ne occupi.
Questa è la politica corrente all’interno del singolo individuo: se ne preoccuperà qualcun altro.
Facciamo così con gli adolescenti teppistelli, con il disagio dei bambini, con partner narcisisti e moralmente inerti, con la scontentezza che ci circonda, con le città che sono scivolate in un degrado estetico senza precedenti.
Facciamo così con il caro vita, con l’impatto ecologico dei nostri vizi. Abbiamo delegato ad altri, alle macchine o ai test biochimici, perfino la responsabilità dei nostri corpi, del nostro stato di salute: un freddo e inanimato oggetto esterno è oggi diventato l’ORACOLO, colui che ha il sommo potere di dirmi come mi sento. O se sono incinta.
O se sono infetto.
Perché io non so, né sento più niente: devono dirmelo gli adulti, gli esperti.
Questo, a poco a poco, sta tentando di erodere il nostro potere di Apprendisti Stregoni, di Speziali dell’Anima, un potere che consiste principalmente nel cercare le formule più appropriate per lavorare la materia, la realtà, nel nostro Athanor, nel nostro forno di trasformazione, decidendoci una volta per tutte di mettere a sobbollire tutto ciò che è disarmonico, e vedere di lavorarci, lavorarci, lavorarci.
Ma cosa fare, dunque, di preciso?
Prima di tutto, bisognerebbe mettere il PUNTO a ciò che, a tutta evidenza, nel nostro piccolo non funziona.
Il TASSO (Taxus baccata) veniva chiamato “albero della morte” per la sua elevata tossicità. I poeti credevano che un albero del genere, così velenoso da non poterci dormire vicino, adornasse gli Inferi: i defunti venivano cinti da ghirlande proprio di foglie di tasso.
Un albero macabro, dunque, ma efficacissimo per alcuni usi pratici. Il suo estratto funzionava alla grande, ad esempio, come topicida.
Ma restava un albero letale da cui stare alla larga.
Eppure, le Donne di Magia sapevano come neutralizzare la tossicità di ogni cosa.
Le Donne, nelle profondità dei loro mondi, sanno sempre come fare. Come trasformare la materia e, dal buio profondo, far nascere e rinascere qualcos’altro.
Le Donne di Magia erano in grado di mettere il famoso punto infiggendo un CHIODO.
In questo caso, un bel chiodo di bronzo, bene in fondo attraverso la corteccia, lì, nel tronco del tasso. Secondo le leggende, in questo modo l’albero cessava di essere velenoso.
Il Chiodo era un potentissimo elemento simbolico. Lo sappiamo dal cristianesimo e da tutti i rituali magici di ogni sorta: il chiodo ha il valore simbolico di FISSARE, non solo la nostra volontà, ma anche quella dell’avversario per renderlo innocuo.
Alcuni CHIODI MAGICI, come quelli ritrovati da scavi archeologici clandestini in Calabria (località Sant’Antonio), erano notevoli: 14 centimetri di lunghezza, sezione quadrangolare e circa 40 segni di magia incisi su ciascun lato, quelli che un tempo venivano chiamati CHARAKTERES (da cui i nostri “caratteri” grafici).
Appendere qualcosa al chiodo, inchiodare qualcuno, schiodarsi da qualcosa: il chiodo è qualcosa di piccolo, che può anche risultare invisibile, come in mezzo alla corteccia di un tronco possente.
Eppure, quando quel piccolo chiodo si fa veicolo di un fermo intento, diventa potentissimo.
Il chiodo conduce le energie maschili e femminili, non solo penetrando, certo, ma anche per come è fatto: in cima ha un cerchio e sotto un’asta dritta.
Intercettando in modo perpendicolare il piano della realtà, crea una croce.
Una croce sotto un cerchio.
Ecco il glifo di Afrodite comporsi con un gesto atavico.
Ecco il potere alchemico di trasformazione che ci richiede sempre di avere un alto ideale nel cuore. Ecco la responsabilità di evocare sentimenti elevati prima di modificare qualcosa di grande, o di intensamente velenoso, come il Tasso, e renderlo nostro alleato.
Sapere sempre, e con assoluta chiarezza, cosa chiediamo, cosa desideriamo: prima di aiutare, le Herbane di campagna scrutavano il richiedente, fino in fondo al suo cuore. Nessuna traccia di torbido, nessuna cattiva intenzione, nessuna ombra doveva inquinarlo.
Solo Amore. Da lì, l’Incanto.