Il Sussurro della Pervinca e del Principe Serpente

Il Sussurro della Pervinca e del Principe Serpente

Il Principe Serpente” è una fiaba ipnotica, segreta, intima.

La sua trama si snoda su detti e non detti, sul bisbigliare, su cose che dovrebbero essere e invece non sono.

E viceversa.

Un giorno una vecchina, così povera che più povera non si può, si reca al fiume, con il suo vaso di ottone, per prendere un po’ d’acqua. In casa le è rimasto solo un pugno di farina, così lei vuol prepararsi l’ultima focaccia.

Di come sopravvivrà in seguito, non ha idea.

Nel raccogliere l’acqua, si accorge che un serpente di fiume è entrato dentro il suo vaso: agitata, lo copre con un panno bianco per non farlo uscire.

Corre in casa, rovescia il vaso sul tavolo della cucina e, quasi ad occhi chiusi, lo solleva di colpo, pronta ad affrontare forse la sua fine. Del resto, non ha nulla da perdere.

Ma ecco che il serpente non è più un serpente! L’animale si è trasformato in una collana di perle, così bella come non se ne sono mai viste.

La vecchia andrà subito a venderla al Re affinché lui la doni alla sua Regina, naturalmente estasiata per quel dono meraviglioso.

Ma alla prima occasione di festa, quando la Regina aprirà lo scrigno per indossarla, invece della collana di perle troverà la cosa che la coppia reale desiderava di più al mondo: un incantevole neonato, paffutello, sereno e bello come il giorno.

Di passaggio in passaggio, invece, questa storia diventerà sempre più misteriosa e oscura come un cielo buio.

Tanti appuntamenti segreti a mezzanotte per conoscere la verità, tracce di fango nella camera da letto in barba alle guardie, scodelle di latte e zucchero negli angoli delle stanze e, in cima a tutti questi affascinanti elementi, una Principessa innamorata che vuole solo guardare in faccia la realtà della sua vita, senza farsi ingannare da paure, bisogni, vanità.

Una Principessa che vuole conoscere, conoscere e conoscere.

Che desidera rimanere sveglia, presente e vigile a se stessa, faccia a faccia con il Mistero, nonché con la Regina Madre di tutti i Serpenti.

Anche lei, come la vecchia, come molte donne sagge, è nel “sia quel che sia”.

A volte è esattamente così che si svolgono i profondi processi di guarigione.

A livello fisico, emozionale, animico, o di interi alberi genealogici.

Qualcosa di taumaturgico può attivarsi solo quando siamo proprio nella condizione della vecchina sola e in miseria, che alla vita chiede ormai solo un po’ d’acqua di fiume.

Da lì, e solo da lì, può succedere che si mettano in moto dei meccanismi ammantati di un Senso superiore, un senso che si lascerà mettere a fuoco solo quando avremo raccolto più elementi possibili. Prima di allora, tutto potrà apparirci solo fosco, buio e difficile da investigare.

La PERVINCA (Vinca minor) oggi è quasi invisibile nella materia medica omeopatica e perfino nei testi erboristici. Questa pianta in natura invece è presentissima: può formare distese enormi di sottobosco. Si chiama così proprio perché si cinge, si intreccia alla terra, ne entra in intimo contatto, le si avviluppa, come i Serpenti della fiaba.

I suoi effetti terapeutici, conosciutissimi nella medicina popolare e poi ignorati e mai approvati a livello ufficiale, sono simili ad uno stato di semi-ipnosi, grazie al suo alcaloide principale, la vincamina.

Con l’impiego della Pervinca, i battiti rallentano, la pressione scivola verso il basso, gli spasmi cessano, il sistema nervoso si rilassa.

Il suo estratto veniva utilizzato per ripescare memorie quasi del tutto cancellate dal nostro inconscio, per isterie apparentemente sine causa, per cicli mestruali incomprensibilmente lunghi e scuri, per dermatiti e acne irrisolvibili, per vertigini croniche di eziologia ignota.

In un certo senso, senza quasi comprendere il suo esatto meccanismo terapeutico, ci si affidava allo Spirito e al senso simbolico della pianta, perfino al suo colore, quel blu mistico, che pare provenire da altri piani di realtà.

In omeopatia si utilizza ancora, soprattutto per catalizzare dei processi di cambio-pelle (in tutti i sensi!), quei passaggi in cui tutti gli elementi di trasformazione e di crescita sono in atto, spingono, ma per qualche ragione ci ostiniamo ancora a tenerci aggrappati all’ultimo ramoscello sul fondo del fiume, consumando energie e risultando sempre stanchi morti.

Come nella fiaba, la Pervinca non s’impone, come farebbe una quercia, un ribes, un pungitopo.

Lei sussurra, ci chiama a raccolta, ci fa raccattare tutti i pezzi della nostra anima, tutte le parti di noi sequestrate in situazioni a tagliola distanti dal nostro centro, e ce le riporta in camera, attorcigliate, infangate, impressionanti ma vitalissime, sull’intimo tappeto della nostra visione interiore.

Da quel punto in poi, nelle fiabe come nella realtà, come nelle leggi profonde della nostra psiche, vietato indietreggiare.

Ancora una volta, con amore e fiducia, sia quel che sia.

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