I Segni negli Alberi

I Segni negli Alberi

Drikérin mehétne, predire il futuro e leggere il passato.

Tutti i popoli hanno vissuto una preistoria animistica e totemica.
La sopravvivenza della razza umana è dipesa, in larga misura, dal riuscire a divinare i segni.

Da una sorta di PANPSICHISMO, una connessione continua con il Tutto.

Un flusso che permetteva di “fare coscienza” e, al contempo, di mantenere i pori delle membrane animiche belli liberi, sia in entrata che in uscita.

Le comunicazioni con il Mondo di Natura si svolgevano spontaneamente, in modo ininterrotto.

Erano i Grandi Alberi ad incanalare il simbolo Vita-Morte-Vita, e a loro dunque ci si rivolgeva. La QUERCIA in particolare rappresentava l’UNIONE TRA DUE MONDI.

Attraverso la MANTICA, l’Essere Umano acuì i suoi sensi.

Il Suono della Selva, captare il Genius loci, ascoltare le Fronde, non disturbare i voli né i segni delle albe. Perché non erano gli Áuguri gli intermediari tra il mondo soprasensibile e quello umano, tra gli uomini e gli Dei: loro erano dei semplici interpreti.

Gli intermediari erano gli alberi, gli uccelli, i venti.

Era la capra, per l’oracolo della Pizia, mentre la sacerdotessa ruminava foglie di Alloro e ne inalava i fumi.
Così i Fegati e le viscere, nel caso degli Aruspici.

La richiesta oracolare si compiva all’alba, in assoluto silenzio: qualsiasi rumore annullava il consulto.

I sacerdoti si posizionavano nell’Auguraculum, uno spazio quadrangolare di piccole dimensioni.

Gli Etruschi ci insegnarono a tracciarlo con il Lituo, quel bastone di legno ricurvo in cima, così simile ad un Punto Interrogativo.

Il Punto Interrogativo, che segno incredibile.
Raffigurante un Cerchio, ma un “cerchio spezzato”, aperto, che si mette in ascolto di nuove possibilità e nuove conoscenze.

Il 9 lo ricorda, il numero che per l’essere umano rappresenta il mistero assoluto, ancora una volta il passaggio tra due piani d’esistenza: dal ventre materno al mondo.

Il Biancospino, associato a Belisama, dea madre, guerriera, amante, dea delle acque, del fuoco, della fertilità, spesso designava questo spazio sacro, affiancando le Querce oracolari, legate invece a Dione, un’altra divinità antica, dea del cielo, del mare, della bellezza.

In ogni angolo del mondo, compare il culto di un grande albero con un uccello (un Airone?) che si posa in cima.

Questo mito è raffigurato nella Stella dei Tarocchi.

Che mondi, cari Amici ErboNarranti, e che meraviglia pensare di discendere da tutto questo.

Si viene istantaneamente riempiti di orgoglio, di misticismo, di leggende, di vitalità.

Forse di quella punta di nostalgia, testimone indissolubile di un legame ancora vivo con un passato sentito e onorato.


E dunque che Buoni Punti di Domanda siano,

Buoni Ganci
e Buoni Cerchi a Spirale
dentro i Tronchi
e dentro Foreste
senza fine. 

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