Il Mondo di Natura e il Senso del Tempo
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Dal Bianconiglio ad Interstellar, da Il giorno della Marmotta a Matusalemme, dalla mezzanotte di Cenerentola ai sedici anni della Bella Addormentata, a Marty e Doc di Ritorno al Futuro, il SENSO del TEMPO permea potentemente le nostre vite e le nostre riflessioni più profonde.
Per gli Antichi non erano sicuramente gli orologi a battere il ritmo, ma il Mondo di Natura.
È per questo che le originarie Signore del Tempo, le ORE, le quasi dimenticate sorelle delle Moire, portavano tre nomi emblematici:
TALLO (la Fioritura), AUSO (il Rigoglìo) e CARPO (il Frutto).
Solamente in seguito le Ore divennero dieci per i Greci, e poi dodici per i Romani.
In realtà erano figure già presenti nella mitologia egizia: identificate come figlie del dio sole Ra, venivano raffigurate come dee dell’Oltretomba, serbate dal faraone, l’unico a poterle eludere in quanto immortale.
La nostra epoca non le onora più, e loro si ribellano: non si sono mai registrate tante prescrizioni di farmaci contro aritmie, tachicardie, bradicardie, extrasistole, fibrillazioni.
Siamo inoltre l’epoca del metabolismo troppo veloce o troppo lento, delle tiroidi in ipo o in iper attività, di cicli del sonno completamente sballati.
Una società che non distingue più le domeniche, le ore di luce da quelle di buio, che fissa le giornate lavorative a otto ore costanti, una società in cui le donne ignorano i loro cicli mensili o li regolano solo artificialmente, una società dagli svezzamenti anticipati per tornare di corsa ai posti di manovra, è una società che pecca di hybris.
Scatenando giocoforza le reazioni degli Dei, uguali e contrarie.
Le Ore venivano rappresentate in volo, e in alcune iconografie possedevano delle grandi Ali, ritmicamente aperte e chiuse.
Come le foglie degli alberi, che si distendono e si accartocciano seguendo la danza delle stagioni.
Specularmente, le loro braccia compivano lo stesso gesto: le Ore erano infatti incaricate di aprire e chiudere i cancelli di Zeus.
E QUI ENTRIAMO NELLA MERAVIGLIA: è questa la descrizione del battito cardiaco, dove gli atri si dilatano per ricevere il sangue, rappresentando dunque l’energia femminile, mentre i ventricoli, impregnati di forza maschile, si contraggono per spingerlo in tutti i distretti dell’organismo.
Aprire e chiudere, aprire e chiudere.
Lo stesso ritmo di ogni nascita: contrazione, rilascio. Di ogni respiro, di ogni atto sessuale: fuori, dentro.
Negli atri e nei ventricoli portiamo dunque, simbolicamente, il padre e la madre, l’uomo e la donna, con le valvole che mettono in comunicazione l’uno e l’altra, in particolare la mitralica. Quante patologie riguardano proprio questa valvola.
E potremmo andare ancora avanti.
Nella religione ebraica, si dice che la Torah abbia un “corpo“, fatto in modo da poter essere arrotolato e srotolato.
Corpo in ebraico si dice GOUF, dalla radice GAF che significa invece ali.
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Moltissimi pazienti con cui ho lavorato, estremamente affascinati dal gufo come animale, erano da sempre letteralmente rapiti proprio dal concetto del Tempo. Non solo in termini simbolici, ma a volte anche ipocondriaci:
“Quanto tempo mi resta?”.
Il nostro inconscio si muove su tutti questi contenuti attraverso una bellezza che ogni volta m’incanta.
Misticamente, dicono i cabalisti, siamo tutti descritti come angeli dalle ali ripiegate.
Se le spieghiamo riusciamo, dall’alto, a vedere il futuro. Quando invece le arrotoliamo, siamo rivolti al passato.
Se le nostre ali sono tanto serrate, i nostri cicli si ripeteranno spessissimo e avremo l’impressione di ripercorrere tante volte le stesse prove. Le stesse vie a fondo cieco. Come in un labirinto.
E non era forse proprio Dedalo, il più sapiente Mastro di Ali?