Il Conforto dell’Olmo

Il Conforto dell’Olmo

Le Storie Archetipiche ci fanno capire chiaramente che tutti noi siamo attratti, di primo istinto, da ciò che non richiede né sforzo, né fatica.

Pinocchio si fa abbindolare dal mondo dello spettacolo di Mangiafuoco, per evitare di andare a scuola.

Hansel e Gretel si tuffano dentro la casetta di marzapane, cercando la pappa pronta.

La Sirenetta firma il patto con la Strega del Mare, che fa sembrare tutto facile, perfino sedurre il principe senza usare la voce.

Coraline attraversa il passaggio segreto per andare dalla mamma con gli occhi a bottone, che la vizia ma la imprigiona.

Epimeteo sposa Pandora, che sarà mai.

Le scorciatoie sono allettanti, e sembrerebbe non ci sia nulla di sbagliato. Se solo non indebolissero così tanto il daimon, la nostra quintessenza, il nostro motore primo.

La fiaba SCARPETTE ROSSE, quella in cui la bambina sceglie di salire a bordo della carrozza dorata della vecchia signora, ci toglie ogni dubbio: le comodità affascinano, ma ci segano le gambe, ci indeboliscono.

Consumiamo il facile, per venirne consumati.

Una delle lamentele generali più frequenti di questo periodo è la STANCHEZZA. Una stanchezza anomala, quasi stregata, fissa e senza recupero.

Forse è arrivato il prezzo da pagare. Forse il Postiglione del Paese dei Balocchi ci sta chiedendo il biglietto e Lucignolo non ci aveva avvisati.

Mangiare cibi di colture forzate, in serra, o di allevamenti intensivi, è stato più semplice che spaccarci la schiena e sopravvivere alle gelate, ma le nostre cellule non hanno bisogno solo di cibo, ma della vis vitalis della terra.

Utilizzare decine di elettrodomestici forse non ci ha fatto risparmiare fatica, ce ne ha causata.

Cercare di evitare tutte le malattie, compresi i raffreddori, forse ci sta spegnendo il fuoco immunitario.

L’OLMO è un albero saggio, che ci vede lungo.
Non rimprovera, ma dà sostegno. Cicatrizza le nostre ferite, anche quelle dell’orgoglio, e ci ispira nuove visioni. Confortò Orfeo, piegando i suoi rami intorno alla sua musica, raccogliendolo in un abbraccio.
Virgilio lo pose al centro dell’atrio davanti alla grotta della Sibilla Cumana, perché sempre ci serve una prospettiva, quando non possiamo permetterci altri giri a vuoto.

Sotto le sue fronde ci si riuniva per prendere le decisioni più sagge, da soli o in piccoli gruppi. Si meditava, si pregava di avere dei segni chiari. Gli àuguri osservavano il cielo attraverso i suoi rami, aspettando un segno, da destra o da sinistra.

Il nostro territorio è pieno di Olmi, alberi di conforto, di scambio, e di comunicazione tra noi: sono il Sole dei Tarocchi, la mano sulla spalla, la speranza di riaccendere quella luce che non smette di arderci dentro.

Ma i Veri Fuochi non si possono avviare con il pulsante: vanno accesi con l’attrito, il forte sfregamento, l’intenzione, la volontà.

Quella facoltà dell’anima che mai va lasciata intorpidire, anche se lei non scompare mai del tutto.

Semplicemente aspetta che torniamo ad averne bisogno, nostalgia, cura.

Perché la nostra Volontà è come Ombromanto, il cavallo bianco di Gandalf: è a portata di primo fischio, ogni volta.
Anche se era da un po’, in effetti, che l’avevamo persa di vista, frastornati, ma mai annientati, dal rumore del mondo.

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