Ecate, la Quercia e gli Spazi Liminali

Ecate, la Quercia e gli Spazi Liminali

Ecate è la prima dea, figlia di Titani, antecedente a tutti gli Olimpi, regina delle stelle.
Le fu concesso il dominio su quella strada intrisa di mistero che congiunge e tratteggia il Cielo, la Terra e gli Inferi.

Ecate vive nella caverna tra i mondi, così da sentire le grida di Demetra quando perde sua figlia Persefone. Aiuterà Demetra a ritrovarla, e aiuterà anche Persefone nel suo nuovo ruolo di regina, affinché Kore-non-più-Kore consolidi la sua nuova identità.

Perché Ecate è la triplice dea: del passato, del presente e del futuro.

Ecate vede, sonda e conosce l’invisibile, perché quello è il suo regno. Regge due fiaccole, e un fedele cane nero accompagna i suoi passi lievi ma solenni, perché Ecate è madre di tutte le streghe capaci di parlare ai vivi e ai morti.

Ecate e la mandragora. Ecate “è” la mandragora.

E il colchico, il leucojum, l’aconito. Ecate conosce le dosi, i rischi, i benefici. La quantità efficace fratta la dose letale, la farmaco-dinamica di ogni cosa.

Ecate protegge gli SPAZI LIMINALI. I nostri sacri spazi liminali, quali i dubbi, i bivi, i trivi, le nebbie di cui Ecate è madrina, e ancora tutti quei regni a metà, dove la coscienza oscilla, in parte qui e in parte agganciata a un mondo soprasensibile, come i sogni, la poesia, la musica, la pittura, la danza, il canto.

Le passeggiate in solitudine, all’alba o al tramonto.

La LIMINALITÀ è la qualità dell’ambiguità, del disorientamento che si manifesta nella fase intermedia di un rito di passaggio.

Quando non sei più ciò che eri prima ma non sei ancora quel qualcos’altro che è ancora in divenire.

C’è solo un albero in grado di sostenere la nostra psiche quando ci troviamo in queste fasi di transizione, ed è la QUERCIA.
La Quercia SA, perché, come Ecate, è profetica. Non a caso, il capo di Ecate sarà ipnoticamente coronato di serpi e rami di quercia quando Giasone la invocherà per ricevere il suo aiuto.
Per conquistare il Vello d’Oro appeso proprio ad una quercia, incessantemente sorvegliato da un mostruoso serpente: sul capo di Ecate è questa una storia già narrata, intrecciata ad arte.

La Quercia collega, conduce, accoglie. Sostiene. Insegna alle donne come intuire, svelare e conoscere d’istinto. Come coltivare l’amore per le profondità ctonie e per il cielo sconosciuto.
I rami forti e sinuosi parlano alla psiche femminile, la attraversano e la scuotono, come i venti di Dodona.

I benefici fitoterapici della Quercia non stupiscono: tonica, antinfiammatoria, antiemorragica, astringente, capace di sostenere le gonadi maschili e femminili; è un albero maestoso che muove il coraggio e sprona all’azione, con un’azione dolce ma incisiva sulle surrenali. E ridona fermento ai pensieri costruttivi, che sempre provengono non dal cervello, ma da un fegato pulito e rinnovato, come gli antichi ben sapevano. Generosità e cuore impavido: qualità che fecero associare questa pianta a Zeus.

Ma sui rami di quercia c’è Ecate maga-regina lì a dondolare, in un vedo-non vedo che sa d’incanto, nel suo continuo morire per rinascere.

Cullata e protetta dalla quercia, Ecate se ne sta in quella zona di luce e ombra che accompagna ispirazioni e riflessioni, in attesa di essere invocata per aiutarci, semmai ci fossimo smarriti dal nostro vero io, dalla nostra vera strada.


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