Il Ciglio del Lupo

Il Ciglio del Lupo

<< (…) E invece no, non andò affatto così.

Il lupo le posò la zampa sul braccio. “Sono un lupo di un altro tempo e di un altro luogo“, affermò.

E, strappatosi dall’occhio un ciglio, glielo porse dicendo: “Usalo, e sii saggia. D’ora in poi saprai chi è buono e chi tanto buono non è. Guarda semplicemente con i miei occhi, e vedrai con chiarezza.

Per avermi lasciato vivere, ti permetto di vivere in modo che non si è dato mai. Rammenta, c’è un’unica domanda che valga la pena porre. cara ragazza: dov’è l’anima?”>>.

Il Mondo delle Storie non offre mai soluzioni immediate, ma dentro di noi inizia da subito a disegnare ghirigori.

Proprio come la danza in aria della Bacchetta Magica della Fata Madrina di Cenerentola, quella che trasforma gli stracci impolverati in abiti scintillanti.

La Bacchetta, o l’incantesimo fino a mezzanotte, offre una possibilità, non la trasformazione definitiva.

È il Sé profondo che dovrà giocarsela al meglio.

Giustamente, altrimenti non avremmo nessun merito, e non potremmo sviluppare alcuna forza.

Però, quando ci si avventura nel profondo del proprio viaggio, può succedere che qualcuno ci offra degli strumenti magici, che possono valere più di fiumi di parole di buoni consigli.

Il CIGLIO che il lupo regala alla ragazza per averlo liberato dalla trappola, è solamente una possibilità, ma è la possibilità di accostarsi al vero: è vero, è “solo un ciglio”, qualcosa di piccolo, eppure di fondamentale, perché solo con quello riusciremo a vedere le reali intenzioni del mondo.

Solo grazie al ciglio la protagonista riuscirà, da quel momento in poi, a separare il denso dal sottile.

Così, quando qualcuno ci fermerà per strada dicendoci: “Quanta fretta, ma dove corri?”, magari riconosceremo il gatto e la volpe con più immediatezza, proprio grazie a questa nuova lente, frutto della nostra sudata esperienza, di momenti pieni di pathos che avremo accumulato, con vanto e orgoglio.

Perché per trovare il ciglio del lupo abbiamo prima rischiato. Occorre essersela giocata almeno un pochino. Essere entrati nel bosco, magari da miopi, o con gli occhi arrossati, o addirittura bendati, come un tempo si svolgeva il cammino iniziatico fino ad Eleusi, per ricevere i Misteri Orfici.

Imparando a morire per rinascere.

Alcuni rimedi naturali per i fastidi agli occhi raccontano tanto di questa storia.

Se gli arrossamenti sono dovuti a piccoli traumi, si potrà assumere Arnica, Ledum e Hypericum, piante così speciali per chi subito si autoaccusa di non essere mai perfetto, mai abbastanza sul pezzo, per chi si tortura perché avrebbe potuto “performare” di sicuro meglio …se solo fosse stato meno incapace! è quel paziente che se si fa male o se sta male, si arrabbia con se stesso per non aver saputo evitare il danno.

Arnica, Ledum e Hypericum sono rimedi per chi ha sempre la scusa buona per darsi addosso, magari con l’antica eco, voce di qualche familiare, che ormai risuona -noiosa, inesorabile e distruttiva- come propria.

Aconitum invece sarà ideale per i colpi d’aria.

Belladonna quando ci dà fastidio la luce.

Mercurius solubilis quando gli occhi sono appiccicaticci.

Apis se invece sono gonfi e pesti.

In ogni caso, bisogna intervenire quando la visione non è chiara.

Dove abbiamo appoggiato il Ciglio del Lupo? Dove può essere volato via?

Assumeremo i rimedi, torneremo sui nostri passi, nella Valle del Fare Anima. Mentre camminiamo, i rimedi ci ricorderanno che, dopo un po’, quegli strumenti iniziali siamo riusciti ad incamerarli.

Che ormai li abbiamo dentro.

Che la piuma di Dumbo è solo una piuma.

Che un ciglio è solo un ciglio.

Che le voci critiche della famiglia erano solo voci.

Nel frattempo, avremo fatto muscolo, aprendoci a nuove visioni e a nuovi sentieri del vivere.

Buoni Sguardi sul Mondo anche oggi,

cari Amici ErboNarranti,

e che i lupi del bosco ci trovino presto!

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