Gretel e la Galanga: Ode alla Forza Vitale

Gretel e la Galanga: Ode alla Forza Vitale

Davanti ad un processo di TRASFORMAZIONE PROFONDA, ci troviamo immersi nelle nostre paure più nere.

Faccia a faccia con la STREGA, che minaccia di mangiarci vivi.

Faccia a faccia con le SORELLASTRE invidiose, che sibilano l’agghiacciante: “Chi te l’ha fatto fare, stavi meglio dov’eri prima, non riuscirai mai a realizzare niente, tu”.

Faccia a faccia con l’Idra, con un corteo infinito di ombre lunghe, quelle tipo Ghost, in una sfilata popolata da tutti i nostri mostri del passato che neppure al gran ballo di Woland.

Creature infernali, livide di rabbia e assetate della nostra autoumiliazione: “Non avrai mica creduto di esserti sbarazzata di noi così facilmente, vero? Sei ancora quella bambina insicura, complessata, brutta e imbrogliona di sempre, cosa credi. Ed è tutta colpa tua”.

Ragazzi, il viaggio infero è un pugno allo stomaco.

Tantissime persone fanno di tutto, nella vita, proprio per evitare la famosa discesa: esistenze calcolate al millesimo di millimetro per mantenere il controllo e innalzare altari su altari ai propri schemi autoconservativi.

Ma lo sappiamo. Così facendo, CI PERDEREMMO IL MEGLIO DEL MEGLIO.

Perché si tratta di un momento eccezionale nella vita, e per giunta a più riprese.

Prima di tutto, inizia il deserto.

Perché quando si parte per il viaggio infero, si ha la sensazione di PERDERE tutto ciò che contava di più per noi.

Ulisse perderà tutti i suoi compagni.

Gretel perde suo fratello Hansel, imprigionato nella gabbia. Aladino e Bella perdono la libertà, Biancaneve la sua posizione sociale e il suo castello.

Il pesce rosso Marlin perde suo figlio Nemo.

La fanciulla senza mani perderà il suo matrimonio.

Il mago Gandalf cadrà giù dal ponte, nelle fauci degli abissi più scuri, lottando assieme al mostro, abbandonando i suoi amici, se stesso e, apparentemente, tutta la speranza.

Passaggio duro, durissimo, ma non esiste altra via: è solo così riceveremo l’iniziazione ai GRANDI MISTERI.

È proprio per aver dimorato con quella ingorda strega bulimica, manipolativa, schiavizzante, che Gretel impara la potenza della manualità mistica, il rituale del fuoco e del forno, come perdere il suo Fratello-Animus e poi ritrovarlo, riabbracciandolo.

Gretel, attraverso i suoi inferi nel bosco, apprenderà l’audacia, la capacità di osservazione, la disillusione, il vedere i punti ciechi del nemico, integrandoli infine in se stessa.

Imparerà a SERVIRSI DAVVERO DEGLI OGGETTI, anche quelli apparentemente banali come un osso di pollo, un forno, una gabbia, un’erba, una bisaccia, un cigno, rendendoli strumenti di potere.

E il tutto senza mai lasciare la dimensione di sotto.

La RADICE REGINA di questo regno è LA GALANGA, pianta carissima a Santa Ildegarda, ricca di fuoco, di potenza antinfiammatoria e di coraggio.

Più volte, nella vita, la Galanga mi ha riportata in qua.

Agisce sull’apparato respiratorio, su quello muscolo scheletrico, su quello intestinale. Arriva come l’esercito alleato, come la luce dentro il teschio di Vassilissa, come il colpo di reni che non riuscivi a darti.

La Galanga ti accende la rabbia buona, quella che fa uscire dai ristagni: non a caso, prima di tutto, asciuga gli edemi.

Ti carica di fiducia in te, perché torni a sentirti meglio, senti i dolori sparsi e anchilosanti che svaniscono, e ritrovi la forza sotterranea, la benedizione delle Crone, delle Esperidi, ti senti di nuovo al centro del TUO UNIVERSO perché Ananke in persona, la Dea della Necessità, quella superiore perfino alle Moire, lei, la vita, ti ha voluta qua e ti ci vuole ancora.

E allora è qua che dobbiamo stare, e pure al meglio.

La Galanga, questo tuono della natura, è lì sotto che ci aspetta, negli scrigni inferi. Andiamo a prendercela.

Alla maniera di Gretel.

Di quest’eroina che troverà la soluzione alla sua vita disastrata non ragionando a tavolino, ma sfruttando di casella in casella tutti gli indizi nascosti nella noia lugubre del quotidiano, capovolgendo la tirannia, i giochi di potere e liberando tutti noi da quell’opprimente senso d’impotenza.

Morta la vecchia, possiamo finalmente scovare il tesoro, che era sempre stato lì, ben nascosto nella dimensione plutonica, attenzionato e protetto dalle Leggi del Mondo di Sotto.

Una delle quali dice che dal regno di Ade nessun mortale ordinario può fare ritorno.

Il che naturalmente è vero, ma solo se lo leggiamo in senso letterale.

Non torneremo mai da quel viaggio, di sicuro non la nostra precedente versione.

Non sarà Gandalf il Grigio a riemergere, e nemmeno le bambinette che eravamo un tempo, quelle che dovevano nascondersi dalla matrigna cattiva -o dal capo ufficio, o dai genitori, o dalla suocera, o dal mondo intero- solo per non essere criticate.

Torneremo dagli inferi adulte, smaliziate, con un bagaglio immenso di esperienza, forza, ricchezza, fierezza. E in cambio, ai controlli di quella nera dogana, consegneremo i nostri vecchi stracci: ingenuità, vittimismo e cronico bisogno di protezione.

Gretel dimostra che la sua storia è, come quella di tutti, una STORIA IN DIVENIRE, e che le vere gabbie non sono dentro la mente delle streghe cattive, ma nelle nostre paure.

Ci dimostra che ciò che sfama non è il marzapane -chi se ne frega del marzapane- ma la nostra Forza, che ciclicamente ha bisogno di difficoltà, pericoli e tragicità, per risalire fino alla soglia della nostra COSCIENZA.

E lì danzare.

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