Giù nell’Albero Capovolto

Giù nell’Albero Capovolto

Alice ribalta tutto ciò che le è familiare.

Mentre precipita nella Tana del Bianconiglio, nota che ogni mobile è fissato all’incontrario: lampade, tavolini, quadri.

Perfino quando scivola su una sedia a dondolo, le casca un libro in grembo scritto alla rovescia.

Quando atterra, Alice non si fa male perché il pavimento è ricoperto da un tappeto di foglie morte: siamo entrati dunque da un buco tra le radici e siamo scivolati giù nella chioma, nelle fronde speculari.

Il viaggio è attraverso un Albero Capovolto.

Alice perde tutti i punti di riferimento, precipitando dentro un mondo fatto di scadenze urgenti , con il coniglio bianco che urla che non ha tempo, che è in un ritardo quasi irrecuperabile, per qualcosa di importantissimo; un mondo popolato di gente che gira in tondo per bagnarsi e asciugarsi di continuo, come in una legge del contrappasso senza colpe né meriti chiari, pieno di indentità confuse che cercano di obbedire a Capitan Libeccio che sembra confuso anche lui; un mondo fatto di dispetti e soprusi, con gli umori di chi governa, la Regina di Cuori, che stabiliscono chi deve essere decapitato e chi invece si salverà, solo in base a estri momentanei.

Un mondo pieno di decreti che cambiano di continuo.

Alice attraversa questo mondo ma non si identifica, sa che il suo è solo un passaggio. Quando si risveglia dal sogno, il moto della psiche che riemerge è a spirale, come la crescita di molte piante.

Una su tutte, quella del Giusquiamo, lo Hyosciamus niger, una pianta nomade che cresce e si adatta dove vuole, preferibilmente tra ruderi e macerie.

Il Giusquiamo ha una forma raccolta, convulsa; il suo odore è quello di cane bagnato. I principi attivi sono molto simili a quelli della Belladonna e causano alterazioni degli stati di coscienza.

Stranamente, o forse neppure tanto, questa pianta venne consacrata ad Apollo e per questo motivo fu chiamata Apollinare: il suo estratto omeopatico è sorprendentemente utile nella “confusione dei concetti”.

Anticamente venivano fatte bollire le foglie, e poi si riversava il tutto in una tinozza, utilizzata per la lavanda dei piedi.

Schiarirsi le idee partendo dal basso: l’unico modo per ripulire la mente dalla confusione.

Il Sottosopra ce lo insegna la dodicesima lama dei Tarocchi, l’Appeso, che forse dondola, forse sta fermo, forse è lì che si attorciglia su se stesso come il Giusquiamo per poi srotolarsi a cavatappi a tutta velocità, ma che di sicuro, come Alice nel Paese delle Meraviglie, mai s’accontenta di un punto di vista ordinario.

Buon Lunedì di Giochi di Prospettive,

cari Amici ErboNarranti

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