Erbe di Compagnia per Viandanti Solitari
Quanti personaggi esprimono la SOLITUDINE nel Mondo delle Narrazioni: quanto si potrebbe dire, percepire, calandoci – tuffo a chiodo – in uno degli aspetti più ambivalenti della condizione umana.
La Solitudine: questa pesante parola, evitata, agognata, temuta, pretesa.
Dammi spazio. Chiedo solo del tempo per me.
E poi: Ho bisogno di più contatto, di maggiori attenzioni. Non ci sei mai.
L’isolamento creativo.
L’indifferenza all’altro, come quella di Narciso.
La solitudine come prova iniziatica, con tanto di Capanna-Torre-Fortino di Transizione da una fase all’altra della nostra vita.
O da una tribù ad un’altra, come in Balla coi Lupi.
Esiste il modello Signor Fredricksen di Up, rinchiuso nelle sue quattro mura di struggimento, colui che macera nel rimpianto del suo Paradiso Perduto, convinto che la vita non possa più coinvolgerlo né interessargli, perché tutta la sua energia e le sue motivazioni erano state riposte nella moglie -o comunque in qualcosa o qualcuno al di fuori di lui- che ora non c’è più.
A parte i suoi dialoghi con Watson, Sherlock Holmes è talmente assorbito nelle sue elucubrazioni cerebrali da non curare né curarsi delle relazioni sociali profonde, sbilanciato sul lato speculativo dell’esistenza.
E che dire di Miranda Presley, nel Diavolo veste Prada? L’altera e algida regina delle nevi, nel suo Castello di Enorme Successo Ghiacciato e Patinato, un po’ come Elsa di Frozen, solo che quest’ultima non si sente per niente la vincente, ma la PECORA NERA, piena di vergogna e di senso di colpa. Peggio: di indegnità.
Si sente solo Mister Clark, il protagonista di Shall We Dance? Eppure, ha moglie, figli, un bel lavoro. Ma non riesce a condividere con nessuno il senso di incompiutezza che prova costantemente, in un’esistenza ordinaria, serena, ma priva di coinvolgimenti veri, di scoperta di nuovi mondi.
C’è la solitudine di Amelie, quella de La Regina degli Scacchi, de Il Gobbo di Notre Dame: di tutti quelli che si sentono Strani.
Degli Esclusi, di quelli del Club dei Perdenti. Da Cenerentola al Brutto Anatroccolo.
Esiste la solitudine di Atreiu nelle Paludi della Tristezza, quando è ormai convinto di essersi imbarcato in un’impresa molto più grande di lui.
“Non puoi capire”, “Chi non c’è passato non sa”, “Non ti rendi conto di cosa provo”, “Devo fare tutto io”.
Frasi apparentemente banali come queste, ci dimostrano che esploriamo le tinte scure della nostra solitudine interiore più e più volte al giorno.
Gli Aiutanti Verdi sono tantissimi, ma affinché inizino a dialogare con la nostra psiche chiusa nella Stanza più Remota della Torre più Alta, occorre, naturalmente, che sappiano intercettare la stessa sfumatura che stiamo attraversando.
Il fitorimedio per il naufrago di Cast Away sarà indubbiamente diverso da quello che prescriveremo a Raperonzolo o alla bella Principessa di A Est del Sole, a Ovest della Luna.
È Lycopodium il rimedio per chi sente di essere contro mano in autostrada, naturalmente da solo dalla parte della ragione: perché gli altri non fanno come faccio io? Il mondo sarebbe un posto migliore.
Platinum e Palladium sono megalomani ed eccentrici come Sherlock, invece Natrum muriaticum è talmente selettivo da sentirsi letteralmente come la particella di Sodio dell’acqua Lete.
Bryonia è nella tristezza rancorosa della solitudine, di chi non alza il telefono perché vorrebbe essere cercata per prima. Perché, in fondo, il suo timore più grande è che la vita degli altri migliori se lei sparisce.
White chestnut ha troppe ossessioni intellettuali, Honeysuckle è sprofondato in “Quelli sì, che erano bei tempi”, non rendendosi neppure conto dell’aggressività delle parole non dette: “Mica come adesso, qui con voi”.
Water Violet me la immagino invece come Luna di Harry Potter, eterea e di un altro mondo.
Staphysagria, al contrario, è solo perché si è chiuso nel suo rancore, offeso e inconsolabile. Non riesce più ad aprirsi con nessuno perché, per farlo, dovrebbe contattare e far vedere al mondo il suo dolore, forse urlerebbe o gli verrebbe da piangere. Così resta prigioniero della sua “indignazione dominata”.
Quand’è che invece, citando la meravigliosa battuta del film Green Book:
“Il mondo è pieno di gente sola che ha paura di fare il primo passo”.
Oggi brindo alle Vecchie e Nuove Relazioni
di Scambio e Nutrimento
Cari Amici ErboNarranti
Ode ai Rintanati, ai Timidi, a chi passa spesso di qui
ma che non conosco ancora
Non importa,
So che ci sei:
il Filo d’Oro che ci lega
sempre ondeggia di meraviglia,
lo senti anche tu?
Di tutto cuore,
grazie