La Verde Bellezza che Cura

La Verde Bellezza che Cura

Insistere sulla Bellezza, meditare sulla Bellezza.

Indugiare, evocare, creare, fare, estrapolare Bellezza.

Ci siamo applicati tanto sulle normative di sicurezza, di igiene, di riproducibilità scientifica. Multe salatissime se le porte dei bagni dei laboratori risultano di un centimetro più strette delle regole.

Al contempo, resta a norma di legge affittare e vendere case BRUTTE, nessuna multa se costringi qualcuno a lavorare in uffici deprimenti, in magazzini o centri commerciali finti e alienanti, è lecito offrire pacchetti vacanze carissimi in luoghi deturpati e deturpanti, studiare in scuole grigie e squallide.

Non esiste medicina o cura, e neppure sintomo o patologia, che non risuoni con l’idea di Bellezza.

Perfino la fatica di certe imprese dell’Anima, di prove erculee e imprese mastodontiche, può -e dovrebbe essere- contornata dell’Idea del Bello:

“Salì sui pendii dove i massi erano grossi come pagnotte di pane. Raggiunse un altopiano ricoperto da un bosco.

Ora era più faticoso. La montagna aveva fiori spinosi che si impigliavano all’orlo del vestito, e rocce che le sbucciavano le mani.

Strani uccelli neri le volarono intorno nel crepuscolo e la spaventarono. Sapeva che erano spiriti dei morti che non avevano parenti, e per loro intonò preghiere.

Salì ancora, perché era una donna che amava.

Salì finché vide la neve sulla cima della montagna. I piedi si bagnarono e diventarono freddi, ma lei continuò a salire, perché era una donna che amava”.

(“L’Orso della Luna Crescente“, da Donne che Corrono coi Lupi, di C. P. Estes).

Per quanto dura possa essere l’impresa, il Bello, come in questa fiaba iniziatica, non decade. Ci avvolgerà dall’inizio alla fine e, se falliremo, saremo comunque stati parte di quell’entità.

Le Piante curano anche grazie alla loro armonia estetica.

La compostezza di un Cipresso cura la nostra hybris. La dolcezza di un Tiglio in fiore lenisce la nostra amarezza d’animo, la stessa che genera notti insonni.

La vitalità del Ribes modulerà la nostra stanca percezione del mondo, il Pungitopo stuzzicherà la nostra circolazione ferma e statica.

La nuova Fitoterapia Energetica di questa nuova epoca dovrebbe tenere nuovamente conto non solo dei principi attivi, ma delle Forme e delle Armonie Estetiche del Mondo di Natura. Nuovi e Antichi percorsi di Studio sarebbero da riscrivere e da esplorare. Da capo, e ancora, e ancora, e ancora.

Inviteremo il paziente non solo a servirsi della boccetta industriale di tintura madre, ma a contemplare la pianta con cui sta per entrare in intimo contatto, psichico e cellulare.

La guarigione avverrebbe così su quanti più piani possibili, e la coscienza si espanderebbe secondo i Principi del Bello Universale.

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