Aquilegia e Altre Storie per Bagagli Animici Smarriti e Traslochi Forzati

Aquilegia e Altre Storie per Bagagli Animici Smarriti e Traslochi Forzati

Harry Potter, ormai adolescente, è lì che si dondola su una macabra altalena di fine estate.

È da solo. Anzi, è peggio che da solo.

È lontano dai suoi veri amici e alleati, da Hogwarts, dalla sua infanzia: è lì, sospeso in un paesaggio di periferia sconfinato e indifferente, piatto e anonimo. Come se non bastasse, suo cugino se ne sta lì a provocarlo, per sfruttarlo come antidoto alla noia.

Nel frattempo, in un altro romanzo, in un’altra storia, una tipetta secca secca, con uno strano cappello da ferroviere e un bellissimo fermaglio a libellula, si è appena trasferita in una nuova casa: il suo nome è CORALINE (non Caroline, mi raccomando, non facciamola arrabbiare).

Ad aver appena traslocato dal Minnesota a San Francisco è pure Riley Anderson, l’undicenne di Inside Out.

E affrontano un grosso trasloco anche Judy e Peter, i bambini pronti a riprendere quella maledetta e irresistibile partita di Jumanji, interrotta da Alan Parrish e dalla sua amica Sarah ventisei anni prima, nello stesso elegante salotto, con i divani morbidi e le tende a fiori: i dadi vengono tirati in soffitta, mentre il resto della casa è ancora caotico, tra imballaggi e scatoloni.

E Max e Dani, fratello e sorella di Hocus Pocus, quelli predestinati ad accendere la terribile Candela dalla Fiamma Nera per riportare in vita le Streghe di Salem? Anche loro appena arrivati nella nuova città.

Ancora e ancora: Anna dai Capelli Rossi, i quattro fratelli delle Cronache di Narnia, Lydia Deetz, la giovanissima Winona Ryder di BeetleJuice… potremmo non finirla più.

È il TRASLOCO, in particolare il Trasloco Forzato, l’elemento comune di tutte queste storie.

Lo spostamento da un luogo a un altro, da una casa alla successiva.

Oppure, ancora peggio, essere provvisori, trovarsi parcheggiati come Harry in un luogo che non ci appartiene più, che forse non ci è mai appartenuto, mentre aspettiamo e aspettiamo. Un segno? Chissà.

È in momenti psichicamente complessi come questi che, nelle storie, possono apparire tutte le Creature del Buio.

Perché il Trasloco è un simbolo, fortissimo e universale, dell’eccitante, temutissimo e sconvolgente Passaggio di Crescita.

È lì, in quello spaesamento totale, in quella nostalgia tremenda mista a paura, mista a voglia di farcela, a passività e attesa, che a volte arrivano i DISSENNATORI: spiriti neri, lugubri, che si muovono rapidi e assetati come sciami a mezz’aria, con il solo scopo di succhiare linfa vitale altrui, fino all’ultima goccia.

Fino all’ ultimo sorriso.

Se siamo poi particolarmente ingenui e distratti, possono anche manifestarsi Le Madri Impostore. Quei personaggi gentili, subdoli, che si approfittano di tutti i nostri bisogni più profondi, ma solo perché vogliono cucirci bottoni lucidi e scintillanti, lì, come bambole di pezza, al posto dei nostri begli occhietti, ora non più così ingenui.

Veniamo catapultati veramente nelle notti di giungla nera, o in mano a Tristezza, quella tatona occhialuta colore puffo che minaccia tutte le nostre isole felici. Perfino quella della Stupidera, l’isola psichica potentissima delle risate senza motivo.

A quattordici anni come a quarantaquattro, che sia per via della scuola o per andare dai nipoti con il femore rotto, che sia un trasferimento di lavoro o una nostra scelta, il Passaggio e i Cambiamenti che ne conseguono rimangono una cosa tostissima.

Perché ci tirano fuori da quella stra-insidiosa zona di conforto dove, zitti zitti e al calduccio, ce ne stavamo accovacciati come maggiolini nel cotone. Seppur lamentandoci di tutto, ovviamente, ma senza troppa convinzione, un giorno sì e l’altro pure.

Da questa prova erculea del trasferimento in altra sede, c’è sempre qualcuno che torna indietro. O qualcuno che vacilla per anni o si impana nel mito di quanto era meraviglioso e perfetto il suo mondo di prima.

Ma la maggior parte di noi, dai, per una volta, senza finta modestia, diciamocelo: no, giammai!

Piuttosto noi siamo quelli che usciamo di notte, magari in cerca di AQUILEGIA: è questa la pianta, questo il fiore che, secondo le leggende, ha sempre saputo infondere CORAGGIO, PERSEVERANZA, che ha da sempre saputo avvolgere di grande senso di PROTEZIONE.

Un tempo l’Aquilegia veniva strofinata sui vestiti per tenere lontani i cani rabbiosi e tutte le bestie che appartenevano, in un certo senso, alla stessa categoria dei Dissennatori.

Tipo gli invidiosi, coloro che ce le mandano.

I pessimisti, coloro che ci scoraggiano. E i pignoli, coloro che ci smontano.

L’enorme e sconfinata categoria di tutti quelli che spengono gli entusiasmi.

Gli entusiasmi di altri, forse.

Ma qui no, spiacenti.

Perché noi siamo quelli che si sono sempre dondolati dai rami delle acacie a testa in giù, per ore.

Perché siamo quelli che da sempre succhiano i gambi dell’acetosella, che chi se ne frega se ci vanno i cani.

Siamo quelli che devono sentire la sinfonia di foglie secche sotto le scarpe, altrimenti mica lo capiamo a che serve l’Autunno.

Siamo quelli che devono toccare, annusare, girare per i vicoli a casaccio. Quelli che nei boschi prima ridono come ebeti, poi piangono e poi, presto o tardi, la capiscono.

E guariscono.

Siamo quelli che l’anima dell’Aquilegia la regaliamo a chiunque, di cuore, attraverso ogni parola che possa infondere coraggio, ribellione, colpo di reni e stracolpi di bacchette magiche a mostri e rospi, catenacci e paure.

L’Aquilegia è sempre stata un fiore da streghe. Da ricercatori spirituali, dicono.

Un’erba portale, un’erba di luna.

Che ci protegga, ordunque, durante tutti i nostri Viaggi più Straordinari, durante quei sogni strani, quelli più assurdi da raccontare.

Come gocce di Mercurio, siamo noi che sgusciamo tra mondi, dimensioni e portali da tutta una vita, anzi, da sempre!, cari Amici Erbonarranti, ma a volte pare che ce lo dimentichiamo.

Quand’è che la verità è che possediamo un signor curriculum e un sacco di timbri sul nostro Passaporto dei Mondi Invisibili: ogni tanto risfogliamolo, va’, che i Dissennatori rosicano.

Non ditelo a nessuno ma, secondo me, i Dissennatori ci invidiano.

Ci invidiano per le risate a sganascioni da Isola della Stupidera, per lo scintillio nei nostri occhi sbottonati, e ci invidiano perfino le patatine fritte, il caramello salato e la pizza col bordo alto.

A ben pensarci, forse tutte le Creature del Buio ci invidiano…

ci invidiano a morte!

Hi- hi- hi…

Tutto il resto, sui mostri, è solo sentito dire.

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